Gambia, Sudafrica e Burundi scelgono di uscire dal Trattato di Roma che istituisce il Tribunale Penale Internazionale.

Cosa succede se tre Paesi africani decidono di abbandonare il Trattato di Roma che istituisce il Tribunale Penale Internazionale dell’Aja? Sudafrica, Burundi e Gambia hanno scelto di uscire dalla Corte Penale Internazionale. Ma ce ne sono altri quattro che pensano di seguire la stessa strada.
Il Sudafrica è stato la potenza principale del continente prima di essere superato dalla Nigeria. Ora annuncia la sua volontà di uscire dal trattato firmato nel 1997.
Le autorità sudafricane sono finite sotto la lente di ingrandimento dell’Aja dopo il rifiuto di arrestare lo scorso anno il presidente del Sudan Omar al-Bashir in visita in occasione di un summit degli Stati dell’Unione Africana.
Il presidente Bashir rientra in Sudan. Era stato fermato in Sudafrica per la richiesta di arresto della Corte Internazionale
Bashir è accusato dalla Corte dell’Aja di violazione dei diritti umani e crimini contro l’umanità. Il governo di Johannesburg si rifiutò di procedere con l’arresto.
Ora il presidente sudafricano Jacob Zuma ha detto di volere uscire da un trattato nel quale i Paesi africani non si riconoscono più. Quella del Sudafrica è solo l’ultima di una serie di accuse e sospetti che gli Stati del continente hanno lanciato verso la Corte Penale Internazionale.
Da anni, gli Stati dell’Africa denunciano l’eccessiva interferenza e il “doppiopesismo” del Tribunale Penale, colpevole di colpire sempre i Paesi africani e lasciare correre un po’ troppo gli altri continenti. La questione era uscita dopo la richiesta delle autorità giudiziarie dell’Aja di processare i due leader kenyani rispettivamente alla presidenza e vice-presidenza dello Stato. Sulla questione era intervenuta anche l’Unione Africana che, con il dovuto moderatismo, ha fatto intendere di sostenere la posizione dell’eccessiva interferenza del Tribunale in Africa. Russia ci cova? Si vedrà.
Ora, le conseguenze di una eventuale scelta del Sudafrica a uscire dal Tribunale Penale Internazionale consistono nell’aprire la strada a altri Paesi africani e a destabilizzare il continente.
E infatti dopo il Sudafrica hanno scelto di uscire anche Burundi e Gambia. Il motivo di fondo è sempre lo stesso: “Il Tribunale Penale è bianco e ha come solo obiettivo quello di colpire la gente di colore”, ha detto il ministro gambiano dell’informazione aprendo una questione razziale sulla Corte Internazionale.
Adesso, anche Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Costa d’Avorio e Repubblica Centrafricana puntano a seguire l’esempio degli altri fuoriusciti africani.