Se il Coronavirus mette in pericolo la ripresa dell’economia mondiale

Il Fondo Monetario Internazionale rivede al ribasso le prospettive di crescita dell’economia globale per il 2020. Per Le Monde comincia l’inquietudine degli investitori.

Per la prima volta da quando il nuovo Coronavirus (il Covid-19) è apparso sulla scena a dicembre 2019, il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha rivisto al ribasso le stime della crescita globale per il 2020.

La direttrice del Fmi, Kristalina Georgieva, ha spiegato che “l’emergenza sanitaria ha colpito fin dal’inizio l’attività economica della Cina e ora mette in pericolo la ripresa globale”. La Georgieva l’ha detto durante la riunione dei ministri delle finanze del G20 a Ryad. L’impatto del Coronavirus, come riporta Le Monde, equivale a 0,1 punti di crescita mondiale. Una stima, come specifica lo stesso quotidiano francese, che è ancora troppo ottimista.

Gli investitori e imprenditori cominciano a dare segni di preoccupazione. Quelle che gli economisti chiamano le aspettative razionali sono scattate subito dopo la diffusione del Coronavirus fuori dai confini cinesi. Il cocktail che ne esce è micidiale. Da una parte l’emergenza sanitaria e le stime negative di crescita da parte del Fmi. Dall’altra la reazione razionale di chi investe, che si aspetta un ribasso globale e ritira i propri capitali. Il risultato è una trappola economica, che porta alla paralisi e alla recessione.

Per questo motivo il ministro delle finanze francese, Bruno Le Maire, ha ammesso a Le Monde che c’è un rischio reale sulla crescita internazionale.

In realtà, il dibattito su crescita o recessione era in corso dalla fine dell’anno 2019. E non tutti gli economisti e analisti erano così sicuri che il mondo sarebbe andato verso una crescita economica. Erano in molti a dire che c’erano tutti i segnali di una recessione.

Lo ha spiegato bene Francesco Daveri, docente di Macroeconomia all’Università Bocconi di Milano. Nel suo articolo per l’Ispi (L’anno della recessione? in “Il mondo che verrà 2020”, a cura dell’Ispi), il professor Daveri rileva come molti analisti vedevano nell’inversione della curva dei rendimenti il segnale dell’arrivo della recessione. Significa che i tassi di interesse sui titoli a breve scadenza si alzano più di quelli sui titoli a lungo termine.

L’inversione della curva dei rendimenti è una situazione anomala rispetto alle logiche dei mercati finanziari. Anomala perché chi sostiene un rischio maggiore, vincolando i propri soldi per un lungo periodo di tempo, solitamente ha tassi di interesse più alti rispetto a chi immobilizza i propri soldi per periodi più brevi.

A pensarla come Daveri c’era un esercito di economisti e analisti. Il punto di forza era che negli ultimi 60 anni, tutte le recessioni partite dagli Stati Uniti sono state precedute da una inversione della curva dei rendimenti. La recessione, riteneva quasi tutta la comunità economica a gennaio 2020, sarebbe arrivata. Era solo una questione di quando.

Su quest’ultimo punto ci ha messo lo zampino il virus venuto dalla Cina. E’ ancora troppo presto oggi per dire quale sarà l’impatto economico del Coronavirus su Pil mondiale e crescita. Quel che è certo è che i danni saranno notevoli.


Lo studio di JPMorgan

 

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