I rapporti tra Unione Europea e Turchia dopo il fallito golpe del 15 luglio non sono mai stati così tesi e la diffidenza tra le due parti sta avendo gravi conseguenze sull’applicazione dell’accordo sulla gestione dei flussi migratori, sulle procedure di entrata di Ankara nell’Unione Europea e sulla lotta al terrorismo internazionale.
La durissima repressione del Presidente turco Erdogan verso i presunti responsabili del fallito golpe è giudicata da molti eccessiva e non rispettosa dei diritti umani; le foto shock degli arrestati ammassati seminudi in stanzoni sudici con addosso i segni delle percosse subite, la chiusura di molte emittenti televisive e radiofoniche e di molti giornali e siti di informazione, con il conseguente arresto di molti giornalisti e blogger hanno fatto nascere nelle autorità comunitarie la consapevolezza che la Turchia non può essere considerata idonea a partecipare al progetto comunitario.
L’ipotesi ventilata da Erdogan di reintrodurre la pena di morte è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso: il governo austriaco e quello tedesco hanno fatto subito sapere che se veramente in Turchia sarà reintrodotta la pena capitale i negoziati di adesione saranno immediatamente bloccati. Anche Jean Claude Juncker ha detto chiaramente che un Paese che applica la pena di morte non può essere ammesso nell’Unione Europea perché tutti gli Stati membri l’hanno abolita da tempo; le autorità comunitarie, tuttavia, giudicano sbagliato interrompere unilateralmente i negoziati.
È in particolare l’Austria ad essere ai ferri corti con la Turchia: Vienna ha accusato Ankara di volere solamente prendere i 6 miliardi di euro di fondi europei per i rifugiati senza alcuna intenzione di mantenere l’accordo. La paura degli austriaci è quella di ritrovarsi con una vera e propria invasione di migranti sul loro territorio.
Gli austriaci contestano anche la scarsa partecipazione della Turchia alla lotta al terrorismo internazionale, perché Ankara sembra molto più intenzionata a colpire i curdi del PKK, piuttosto che le postazioni dei miliziani del sedicente Stato islamico.
Ankara ha risposto alle accuse di Vienna rinfacciando all’Austria di essere razzista, anti musulmana e anti turca e di non volere aiutare il popolo turco.
Tra scambi di accuse reciproci e miseri tentativi di riconciliazione, il clima tra Bruxelles e Ankara rimane molto teso; la questione dell’eliminazione dei visti per i cittadini turchi che intendono recarsi nell’Unione Europea rimane sospesa.
Valeria Fraquelli
Che la Turchia non fosse adatta a entrare nell’Unione era evidente anche prima, ora poi mi sembra ovvio