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Schiaffo a Trump in Alabama: il senatore è un democratico

Il presidente Usa si è speso per il candidato repubblicano Moore. Vince invece il democratico Jones, sostenuto da Barack Obama.

Donald Trump ha fatto buon viso a cattive urne quando ha appreso la notizia che il candidato repubblicano in corsa per il seggio da senatore in Alabama è stato sconfitto. Si è limitato a commentare con spirito sportivo che “i repubblicani avranno un’altra chance per il seggio molto presto”.

Schiaffo sonoro

Chance o no, fatto sta che per il presidente Usa si tratta di uno schiaffo sonoro. Il giudice Ray Moore, candidato repubblicano e superfavorito alla vigilia, ha ottenuto il 48,8% dei voti. L’avversario, il democratico Doug Jones, il 49,5% dei consensi.

Sebbene la vittoria del democratico sia di misura, per Trump la batosta è grande. L’Alabama è per tradizione uno Stato repubblicano, quindi la sconfitta di Moore pesa di più. Inoltre, il Capo di Stato Usa si è speso molto per Moore, una figura controversa al centro di numerose polemiche. Moore è accusato di diverse molestie sessuali, come rilevato da un’inchiesta del Washington Post. Poco più che trentenne, l’avvocato Moore avrebbe molestato quattro minorenni.

Schiaffo al Partito Repubblicano

La sconfitta di Moore è anche uno schiaffo al Grand Old Party. Perché la maggioranza in Senato è sul filo del rasoio dal momento che i repubblicani possono ora contare solo su 51 senatori dei 100 membri dell’assemblea.

Ma il voto in Alabama è anche un segnale d’allarme in vista delle elezioni del 2018 di Mid-Term per rinnovare il Congresso. Se poi si aggiunge che l’Alabama è per tradizione uno Stato repubblicano, si intuisce che in casa del Partito Repubblicano c’è molta preoccupazione per le elezioni di medio termine.

Perché ha vinto il democratico Jones

All’indomani della sconfitta di Moore ci si interroga sulle ragione dello schiaffo elettorale. Sicuramente ha influito il voto afro-americano. L’Alabama è il Paese della marcia di Selma con Martin Luther King, e qui si è impegnato l’ex-presidente Barack Obama facendo diversi appelli al voto per Jones. Certo non si può spiegare la sconfitta di Moore con il ritorno di Obama o la nostalgia di Martin Luther King. Molto del lavoro lo ha fatto lo stesso Trump, che mostra di non essere una figura molto apprezzata. Ma ha anche le sue responsabilità il giudice Moore su cui hanno pesato in uno Stato conservatore le accuse di molestia sessuale.

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