Mosca apre a garanzie di sicurezza per Kiev, ma chiude alla Nato.
Per la prima volta dall’inizio dell’invasione su larga scala, un alto rappresentante russo lascia intravedere una possibile apertura sul tema delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina. A dirlo è Kirill Dmitriev, amministratore delegato del Fondo russo per gli investimenti diretti, attualmente in visita ufficiale negli Stati Uniti su mandato diretto del presidente Vladimir Putin.
Intervistato da Fox News, Dmitriev ha parlato di un “risultato positivo” nei colloqui a Washington e ha affermato che “alcune garanzie di sicurezza, in una forma o nell’altra, potrebbero essere accettabili” per Mosca. Nessun dettaglio concreto, ma la dichiarazione rappresenta comunque un cambio di tono rispetto alla consueta intransigenza russa.
Tuttavia, l’apertura è parziale e condizionata. Dmitriev ha escluso categoricamente l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, definendolo “completamente impossibile”. Una posizione in linea con quella ribadita più volte dallo stesso Putin, che continua a porre come condizione per la pace la “smilitarizzazione” dell’Ucraina.
Anche il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, si è detto contrario alla presenza di forze Nato nel territorio ucraino, rigettando anche l’ipotesi di una missione di peacekeeping sotto l’egida dell’Unione Europea.
Dal canto suo, Kiev mantiene il punto: senza garanzie di sicurezza concrete, che includano una presenza militare occidentale a tutela del territorio ucraino, non ci potrà essere alcun accordo di pace. La preoccupazione, più che legittima per il governo Zelensky, è che Mosca possa sfruttare ogni pausa nei combattimenti per preparare nuove offensive.
Resta da capire se i contatti riservati tra Washington e Mosca porteranno a una vera svolta diplomatica o se si tratterà solo di un gesto tattico. Ma la dichiarazione di Dmitriev apre almeno uno spiraglio in un contesto finora segnato da rigidità e linee rosse invalicabili.