Il governo israeliano alza il tiro sul negoziato con Mosca. Va male l’incontro tra il premier Netanyahu e la delegazione russa guidata dal ministro degli esteri Lavrov.
No a forze filo-iraniane in Siria, anche se collocate a più di 100 km dalla frontiera israeliana lungo le Alture del Golan. E’ la posizione en tranchant sostenuta dal governo di Tel Aviv durante l’incontro il 23 luglio tra le delegazioni di Israele e Russia sulla questione siriana. Da un lato del tavolo c’era il primo ministro dello Stato ebraico Benjamin Netanyahu; dall’altro il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. Gli israeliani giocavano in casa.
La trattativa siriana
Russia e Israele hanno avviato una trattativa per trovare un compromesso sulla Siria. Due settimane fa, il premier Netanyahu ha visitato Mosca, incontrando anche il presidente Vladimir Putin. E’ stato il primo passo che ha portato i due Paesi alla decisione di negoziare una soluzione soddisfacente sulla questione siriana.
Tel Aviv ha l’urgenza di stabilizzare la Siria. Sa che il suo punto debole è la frontiera settentrionale: lungo le Alture del Golan. E’ da lì che possono provenire le minacce e i pericoli.
Il Cremlino ha la stessa preoccupazione di avere la stabilità siriana. I russi sono alla ricerca di una via d’uscita da quello che rischia di diventare per loro un pantano. La Russia è tornata a far sentire la sua voce sullo scenario globale grazie all’intervento a sostegno del presidente siriano Bachar al-Assad nel 2015. Ha letteralmente vinto la guerra siriana dando una spallata agli Usa, alle fazioni ribelli appoggiate da Washington, al terrorismo islamico.
Ora però Mosca deve dimostrare ai cittadini russi un atterraggio morbido, indolore e soprattutto breve perché un prolungamento della presenza massiccia dei militari in Siria può avere un effetto boomerang in casa e stancare l’elettorato di Putin.
Per questi motivi Israele e Russia si sono convinte che c’erano le condizioni per avviare una trattativa.
Il no israeliano
La Reuters riporta che gli israeliani hanno respinto la proposta russa di far arretrare le forze filo-iraniane fino a oltre 100 km dal confine delle Alture del Golan. Secondo l’agenzia stampa, è stato un diplomatico, che ha chiesto di mantenere l’anonimato, a rivelare il rifiuto israeliano.
Il negoziato dunque si fa difficile. Perché Israele alza il tiro sulla trattativa e mette in difficoltà la diplomazia russa. Mosca ha fatto la sua parte e si è impegnata a lavorare per convincere gli alleati siriani e i loro sponsor iraniani a allontanare di oltre 100 km il posizionamento delle milizie sostenute da Teheran in Siria.
Perché la linea di demarcazione dei 100 km dal territorio di frontiera tra Siria e Israele? Come scrive il Jerusalem Post online, Netanyahu aveva spiegato due settimane fa nella sua visita a Mosca che la priorità per Israele era di allontanare gli iraniani dalla frontiera con la Siria di una distanza equivalente a quella coperta da un missile a lunga gittata. Che corre circa per 100 km.
Adesso Netanyahu cambia idea. E la posizione sostenuta nei colloqui con i russi è stata di rifiutare che i miliziani vicini agli Ayatollah possano trincerarsi oltre i 100 km dal Golan. Per Tel Aviv sarebbe meglio che le forze iraniane spariscano dal territorio siriano. La possibilità di una loro presenza vicino ai confini israeliani è il peggiore incubo per lo Stato ebraico.
Cosa vuole Israele dal negoziato
Il governo di Netanyahu guarda in sostanza di buon occhio il ritorno dell’esercito siriano che prende il controllo della zona di confine con Israele., ma teme la presenza di Iran e Hezbollah nella zona. E Netanyahu sa che i miliziani ci sono in zona e sono molto vicini al confine israeliano. Nel corso dell’incontro con Lavrov, il Premier ha mostrato alcune informazioni dell’intelligence in cui si è mappata la presenza iraniana in Siria.
Infine, Netanyahu ha anche rivendicato il diritto di Israele a intervenire oltre i 100 km della zona cuscinetto stabilita al confine. E ha preteso dalla Russia che la Siria chiuda la sua frontiera con il Libano per impedire il passaggio di armamenti e uomini, oltre a sigillare e presidiare di più il confine con l’Iraq per evitare l’ingresso di uomini e armi filo-iraniani.
Il problema più grosso ora ce l’hanno i diplomatici russi. Mosca deve trovare la via di fuga che accontenti Israele e l’alleato siriano Assad. Non sarà facile perché probabilmente il progetto diplomatico russo è già passato al vaglio del presidente siriano. E prevede la proposta dell’arretramento iraniano, come richiesto anche da Netanyahu, e non quello di buttare fuori dalla Siria gli iraniani e di chiudere le frontiere.