Notiziario Estero

Russia e governo siriano usano il napalm in Siria?

Un'immagine di Daraya, sobborgo di Damasco, distrutto dalle bombe.
Un’immagine di Daraya, sobborgo di Damasco, distrutto dalle bombe.

L’organizzazione non governativa internazionale Human Rights Watch pubblica un report che mette in luce l’utilizzo di bombe incendiarie simili al napalm in Siria. A farne uso, riporta l’indagine dell’organizzazione, sono la Russia e il governo siriano di Damasco.

Il New York Times, che ha rilanciato la notizia, scrive che questi ordigni emettono fiamme luminose che riscaldano l’atmosfera circostante fino a 10 volte il punto di bollitura dell’acqua. Le bombe possono provocare bruciature enormi simili a quelle provocate dal Napalm durante i bombardamenti americani nella guerra del Vietnam. Le bombe incendiarie sono di solito create proprio con napalm, oppure ricorrendo a termite e fosforo bianco.

Secondo Human Rights Watch, Mosca e Damasco stanno utilizzando queste armi nelle zone controllate dai ribelli al regime di Assad e soprattutto sulla città di Aleppo, teatro da mesi di un pesante assedio che ha provocato la morte di migliaia di civili. Le bombe incendiarie sono state usate almeno in 18 occasioni, scrive l’organizzazione non governativa, per lo più nella zona di Aleppo.

A differenza delle armi chimiche, però, le bombe incendiarie non sono totalmente bandite. Un accordo internazionale sottoscritto da 113 Paesi vieta espressamente il loro utilizzo nelle zone con presenza di civili. La Russia ha firmato questo accordo, noto come Protocollo III della Convenzione sulle armi convenzionali di Ginevra del 10 ottobre 1980. La Siria invece no, quindi ha le mani più libere (almeno secondo il diritto internazionale).  Human Rights Watch ha chiesto al governo siriano e alla Russia di cessare l’impiego di bombe incendiarie sulla Siria.

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