Un convegno a Firenze ha messo a confronto un panel di esperti autorevoli su un tema caldo: qual è il problema con le religioni?
Firenze- Dialogo interreligioso, rapporto tra religione e democrazia, religione nelle relazioni internazionali. Sono alcuni dei temi emersi nel convegno organizzato nel capoluogo toscano da Ispi e Istituto Universitario Europeo (EUI) in collaborazione con il Ministero degli Esteri e il Comune di Firenze.
Il titolo del meeting è caldo tanto quanto questo pomeriggio fiorentino d’inizio settembre. Qual è il problema con la religione? Su questo si sono confrontati esperti autorevoli nella maestosa sala Luca Giordano del Palazzo Medici Riccardi, nel cuore della città di Dante e Machiavelli.
Al centro della discussione il ruolo delle istituzioni religiose in una società transnazionale, moderna e in cambiamento continuo. In particolare, sul ruolo delle religioni dentro un’Europa sempre più secolarizzata dove la religione è percepita come un fattore di perturbazione che uno di soluzione.
Questo è dovuto a una serie di ragioni: la crescente percezione negativa sull’Islam, il gap sempre più ampio tra credenti e non credenti, lo scontro tra valori religiosi e valori civili metabolizzati dalla società.
Tutto questo dentro un’Europa che affonda, forse inconsapevolmente, le libertà religiose. E allo stesso tempo, le comunità religiose chiedono più spazi per contribuire alla comunità.
A aprire i lavori, dopo i saluti di rito, è stata la relazione del vice-Ministro degli Esteri Emanuela Del Re. Sociologa, già ricercatrice dell’EUI, la numero due della Farnesina ha approfondito il tema dell’importanza del dialogo interreligioso nel mondo attuale dove i fenomeni di integralismo, come l’Isis, hanno messo a rischio la sopravvivenza delle libertà religiose e delle loro istituzioni in molti Paesi.
Il ragionamento della vice-ministra è cominciato citando la profezia elaborata dal professor Sabino Acquaviva, grande sociologo delle religioni: “Il sacro si eclisserà” (contenuto nel celebre libro L’eclissi del sacro nella società industriale del 1961 n.d.r.).
La profezia, precisa Dal Re, non si è avverata, anche se la tenuta delle religioni nella società attuale è molto in bilico. Uno strumento importante che interviene a questo riguardo è il dialogo interreligioso, pur con tutti i suoi limiti e difficoltà. La sfida più importante è quella di far passare e diffondere, tra le diverse istituzioni religiose e i credenti, i valori e i principi del dialogo tra istituzioni religiose.
In questo alcuni problemi possono arrivare dalle minoranze religiose. Perché da un lato possono arroccarsi sulle loro posizioni col rischio di creare conflittualità, dall’altra però possono controbilanciare le maggioranze religiose portando stabilità.
L’ex-ambasciatore dell’Iraq in Italia, Saywan Barzani ha parlato nel suo intervento del rapporto tra religioni e relazioni internazionali. Come è stata utilizzata la religione nella politica internazionale? Barzani, da musulmano, affronta l’analisi sull’Islam e lo sviluppo del concetto di Jihad.
Il diplomatico del governo di Baghdad, rientrato in Iraq dopo i servizi prestati a Roma e Amsterdam, ha spiegato due fatti internazionali all’origine della nascita del concetto di guerra santa. Il primo fu l’invasione sovietica dell’Afghanistan e il finanziamento americano ai mujaheddin afgani. Fu in quest’occasione che Usa e occidente giocarono sull’elemento religioso sostenendo la necessità di una guerra religiosa contro gli infedeli sovietici. Il secondo fu la rivoluzione islamica in Iran. Quella di Khomeini contro gli Stati Uniti. Anche qui si sviluppò, con il supporto sovietico, il concetto di una guerra santa contro gli infedeli occidentali.
Barzani mette in luce con questi esempi come la religione sia stata spesso un’arma usata da altri per influenzare i processi internazionali. In sostanza uno strumento per intervenire nella geopolitica e nelle politica internazionale.
Il diplomatico iracheno prova anche a sfatare il mito dell scontro tra religioni. Non è vero che sia la conflittualità religiosa a causare instabilità in certi Stati. E’ piuttosto una questione della strumentalizazione che se ne fa. Per esempio, spiega Barzani, in Libia esiste un conflitto tutto interno ai musulmani sunniti. Per cui è difficile immaginare che si tratti di una guerra religiosa. E’ piuttosto un’instabilità causata da fattori esterni e da ragioni economiche.
Una riflessione originale è stata quella di Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze e presidente della Conferenza Episcopale Toscana. Nel suo intervento ha posto un quesito fondamentale: bisogna capire il rapporto tra religione e democrazia. Come si mettono insieme, si chiede Betori, i principi della fede dei credenti con quelli di un’istituzione fondata sul consenso? E’ questo il nodo della questione. L’Arcivescovo osserva che nella società attuale si inneggia al solo valore della libertà. Ma la nostra storia affonda anche le sue radici nei principi rivoluzionari francesi: libertà, fratellanza, uguaglianza. Questi tre valori vanno di pari passo, ognuno compensa l’altro. Dove c’è stata l’applicazione di uno solo di questi abbiamo assistito al fallimento, La libertà da sola porta all’anarchismo; la fratellanza da sola sfocia nel proselitismo; l’uguaglianza da sola conduce al collettivismo. Ciascuna di queste esperienze ha portato a disastri storici. Solo la coesione tra i tre valori puà invece spingere in avanti una società. Per questo, percorsi come il dialogo interreligioso, su cui sta puntando molto Papa Francesco, sono centrali.
Per Izzedin Elzir, Imam di Firenze, la questione sta tutta nel come viene usata o strumentalizzata la religione. Ripercorrendo il ragionamento di Barzani, l’Imam fa appello al senso di responsabilità delle istituzioni e autorità religiose per prevenire l’emersione dei fenomeni violenti legati alle religioni. Anche lui sottolinea l’importanza del dialogo interreligioso.
Infine, in chiusura le riflessioni e analisi di Joseph Levi del centro di studi ebraici, dell’ambasciatore italiano in Algeria Pasquale Ferrara e del professor Olivier Roy, uno dei massimi esperti del rapporto religioni e relazioni internazionali.