Vicina l’intesa sul Recovery Fund. Spieghiamo cosa succede tra i 27 capi di governo del Consiglio Europeo. La disputa sul Fondo per la ripresa e il bilancio 2021-2027. Italia contro i cosiddetti Paesi frugali.
Ultimo aggiornamento: (20 luglio 2020 ore 23.00). Il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha proposto che il Recovery Fund destini 390 miliardi per contributi a fondo perduto. Di questi 200 miliardi andrebbero all’Italia. La proposta avrebbe l’appoggio dei Paesi frugali.
I 27 capi di Stato e di governo stanno lavorando a un’intesa sulla ripartizione economica del Recovery Fund, il fondo per la ripresa post pandemia stanziato dall’Unione Europea e associato al bilancio comunitario.
Proviamo a spiegare in maniera semplice cosa sta accadendo a Bruxelles e perché è in corso uno scontro politico così forte.
La proposta
Il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha presentato sabato 18 luglio una proposta ai leader dei 27 Stati membri dell’Unione Europea. Michel ha confermato quanto si era stabilito nelle ultime settimane: il bilancio comunitario può raggiungere i 1074 miliardi di euro, quello del Recovery Fund i 750 miliardi. Non si possono quindi superare questi valori.
Fin qui tutto bene. La bagarre è scoppiata quando si è trattato di dividere il fondo per la ripresa tra quote a sussidio e quote a prestito. Per i meno avvezzi al linguaggio burocratese significa che bisogna definire quanti soldi possono essere dati agli Stati membri in forma di contributi a fondo perduto (cioè non restituibili) e quanti sotto forma di prestiti (cioè che devono essere restituiti con tanto di interessi).
Inizialmente la proposta di Angela Merkel e Emmanuel Macron prevedeva 500 miliardi in contributi e 250 miliardi in prestiti. A sorpresa il presidente Michel ha proposto 450 miliardi in contributi e 300 a credito. I paesi cosiddetti frugali (Finlandia, Olanda, Danimarca, Svezia e Austria) hanno rilanciato l’offerta chiedendo 410 miliardi da erogare a fondo perduto e 340 miliardi in forma di prestiti.
La pressione arriva dal governo olandese. Francia e Germania sono contrarie a questa possibilità e guidano il gruppo de Paesi più rigidi. Parigi e Berlino hanno comunque fatto intendere che non accetteranno mai di scendere sotto i 400 miliardi per i contributi. È questa la linea rossa, sostenuta anche da Italia e altri paesi.
Conte all’attacco
Il premier italiano Giuseppe Conte contesta il fatto che alcuni singoli paesi mettano il veto sulla proposta. In questo lo sostiene anche l’Ungheria del premier ungherese Viktòr Orbàn.
L’ultima trovata dei paesi cosiddetti frugali è quella di destinare 350 miliardi come contributi e 350 come prestiti. Una prospettiva non accettabile da Germania, Francia e i Paesi del sud Europa (tra cui l’Italia). Una proposta fatta dal leader olandese Rutte di arrivare a 390 miliardi di contributi e 360 di prestiti potrebbe far trovare l’intesa tra i cosiddetti Paesi frugali e il resto d’Europa. Il presidente Michel ha rilanciato la proposta di Rutte e sembra si vada verso un accordo.
La strategia del premier italiano potrebbe avere dato i suoi frutti. Nelle lunghe notti di Bruxelles il capo del governo ha sollecitato risposte su temi importanti come la politica fiscale comune, ha criticato apertamente i Paesi frugali per la rigidità sul fondo per la ripresa e in particolare ha puntato il dito contro il premier olandese, ha aperto il dibattito sul diritto di veto e sulla necessità di una seria riforma fiscale comunitaria. Era la prima volta che un leader italiano portava posizioni così forti all’interno di un Consiglio Europeo.