Sindrome da accerchiamento. Estensione della Nato. Scudo nucleare americano. La scelta ucraina di entrare nell’Alleanza Atlantica. Mosca si sente minacciata e reagisce con un nuovo orientamento nei rapporti con Europa e Stati Uniti. Non è previsto un attacco nucleare preventivo.
Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un documento che indica i principi della nuova dottrina militare russa per garantire la sicurezza nazionale, minacciata dall’allargamento della Nato e dallo spiegamento in Europa del sistema difensivo antibalistico degli Stati Uniti. Il potenziamento dell’Alleanza Atlantica e la “guerra fredda” con ex-alleati (come l’Ucraina) sono per Mosca chiari segnali del mutamento geostrategico in corso. Tuttavia, sebbene alcuni falchi del Cremlino lo richiedessero, nel documento non si fa riferimento ad alcun attacco nucleare preventivo. Si contempla l’uso di armi atomiche solo come risposta ad aggressioni militari.
A Mosca, lo scudo antimissile nucleare americano continua a essere la minaccia più pericolosa. Da qui, si scrive nel documento, “la necessità di rispondere alle intenzioni di certe potenze, ricorrendo a misure per neutralizzare il sistema difensivo antibalistico sviluppato da Washington”. Secondo il Cremlino, i russi avrebbero nuovi missili ad alta tecnologia in grado di penetrare lo scudo spaziale nordamericano. Nel 2015, potrebbero già essere disponibili cinquanta vettori intercontinentali di questo tipo.
Il documento lamenta anche le violazioni del diritto internazionale su scala globale. Tra queste gli sconfinamenti militari sul territorio russo e su quello dei Paesi alleati. Da qui la necessità di mantenere lo stato di massima allerta delle Forze Armate come misura di dissuasione. Il Cremlino teme anche i tentativi d’ingerenza nei suoi affari interni. La strategia russa passa dalla difesa degli interessi nazionali nell’Artico alla necessità di ampliare le relazioni con i cosiddetti Paesi Brics (Brasile, India, Cina, Sudafrica oltre alla Russia), così come con l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia, due repubbliche a cui Mosca ha riconosciuto l’indipendenza dopo la guerra con la Georgia nel 2008.
Nel documento non ci sono riferimenti alla questione ucraina anche se è il tema centrale attorno cui ruotano le preoccupazioni di Mosca. Nei giorni scorsi Kiev ha scelto di abbandonare il suo status di Paese non allineato, una scelta che apre chiaramente la strada all’ingresso dell’Ucraina nella Nato. L’Alleanza Atlantica non si è ancora pronunciata al riguardo. Il Cremlino ha invece condannato la scelta ucraina, vedendo prendere sempre più forma le minacce di un allargamento della Nato fino ai confini russi.
Intanto, il governo ucraino e i separatisti dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk hanno cancellato i negoziati in corso a Minsk. Tuttavia, hanno dato un segnale di collaborazione scambiando i rispettivi prigionieri: 145 soldati ucraini con 222 combattenti separatisti filorussi.