Perché Netanyahu visita l'America Latina

E’ il primo capo di governo di Israele a visitare il Sud America. E’ la nuova politica internazionale di Israele.

Benjamin Netanyahu è il primo capo di governo a visitare l’America Latina in settant’anni di esistenza di Israele. Il premier è arrivato in Argentina, poi proseguirà per la Colombia e infine visiterà il Messico.

Perché Netanyahu visita l’America Latina e cosa lo spinge a spostarsi fino all’emisfero meridionale americano?

Le tre visite a Buenos Aires, Bogotà e Città del Messico avvengono all’insegna delle relazioni economiche e sociali.

Per quanto riguarda l’aspetto economico, il primo ministro israeliano viaggia accompagnato da una delegazione di trenta imprenditori con l’obiettivo di rafforzare le relazioni economiche bilaterali con i tre Paesi.

Sotto il profilo sociale, Netanyahu vuole potenziare i contatti con le comunità ebraiche che qui vivono. Di fatto, la missione del premier è quella di rilanciare l’immagine di Israele all’estero, anche tra gli stessi ebrei. Un’immagine messa in crisi dalla vicenda degli insediamenti israeliani e dalla sospensione del dialogo con i palestinesi.

A far intendere ai giornalisti che questi sono gli obiettivi della visita diplomatica in America Latina è lo stesso Netanyahu. Senza troppi misteri, il capo del governo israeliano ha detto in un recente incontro al Ministero degli Esteri di Tel Aviv che si vogliono rafforzare i legami con il Sud America perché è un grande mercato e un importante blocco di Paesi. La visita, ha spiegato, “presuppone il potenziamento dell’immagine di Israele nel mondo”.

Effettivamente Israele sta mettendo in atto una politica internazionale di relazioni economiche a 360° gradi. Di recente, Netanyahu ha visitato diversi Paesi dell’Africa e dell’Asia.

La prima tappa è l’Argentina dove a Buenos Aires il premier israeliano incontra alla casa Rosada il presidente Mauricio Macrì. Netanyahu e Macrì hanno avuto buone relazioni fin da subito, forse stimolate dai rapporti ostili nell’epoca di Nestor Kitchner e la moglie Cristina Fernandez. Qui il premier israeliano può confrontarsi con la comunità ebraica, la settima più numerosa al mondo con circa 181.000 ebrei.

Grazie  a questo clima di distensione nei rapporti Tel Aviv-Buenos Aires, Netanyahu conta di aumentare il volume di affari tra i due Paesi.

E sulle relazioni commerciali gira tutta la visita che Netanyahu fa in Colombia. Con l’attuale reggente colombiano Manuel Santos, il premier israeliano ha una special relationship.

La loro collaborazione è cominciata anni fa nella cooperazione contro il terrorismo. L’industria bellica israeliana ha esportato in Colombia strumentazioni e armi nel 2016 per un valore di 550 milioni di dollari.

Il diplomatico israeliano Modi Efraim ha definito la Colombia un alleato strategico di Israele da molti anni. Attualmente sono almeno un centinaio le compagnie israeliane che operano sul mercato colombiano.

In Messico la visita del primo ministro israeliano assume un significato fortemente politico. Oltre all’indubbio valore delle relazioni economiche e commerciali e alla presenza della seconda comunità giudea del Sud America (circa 40.000 persone), in Messico il premier tenta di ristabilire buone relazioni con il presidente Pena Nieto. Un anno fa a far precipitare la situazione è stato un tweet lanciato da Netanyahu. Si sosteneva il muro proposto da Donald Trump al confine messicano per bloccare l’immigrazione illegale negli Stati Uniti. Il messaggio dai toni polemici portò alla protesta ufficiale del governo messicano verso Tel Aviv.

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