L’attentato di Istanbul, il secondo in pochi mesi, mostra che l’Isis è ancora in forma. In realtà, il Califfato è nel pieno della crisi.
L’Isis ha colpito in Turchia. Nella storica piazza di Sultanahmet, a due passi dalla Moschea Blu di Istanbul, un kamikaze si è fatto esplodere uccidendo 10 persone e ferendone 15. Le vittime sono 8 tedeschi e 2 peruviani.
L’attentatore è un esponente dello Stato Islamico. A dare la conferma il premier turco Ahmet Davutoglu. L’attentatore sarebbe di nazionalità siriana, anche se si attendono conferme.
Secondo il governo di Ankara, la Turchia è l’obiettivo principale dei gruppi terroristici della regione. La Bbc spiega che la Turchia ha di recente partecipato a un incontro dei gruppi armati anti-Isis lungo la frontiera siriana. Sempre la Bbc scrive che più l’Isis è sotto pressione, più agisce contro i suoi nemici. Lo dimostrano gli attacchi in Europa, Usa e Turchia.
Un segnale di debolezza, quindi. In effetti, ogni volta che il Califfato è in difficoltà cerca di colpire da altre parti per distrarre l’attenzione sulle sue sconfitte.
Anche l’attentato di ieri a Baghdad va in questa direzione. Mentre le milizie dell’Isis sono in fuga dalla città irachena di Ramadi, lo Stato Islamico manda i suoi kamikaze nella capitale irachena. Nel momento in cui i jihadisti dell’Isis sono quasi con un piede fuori dall’Iraq e in affanno in Siria, i miliziani di Al Baghdadi colpiscono in Turchia. Se in Libia l’attenzione si concentra sul governo di unità nazionale, l’Isis fa sentire la propria voce colpendo una caserma di polizia.
Lo Stato Islamico gestisce la propaganda anche nella fase di debolezza. Per nascondere le proprie difficoltà, mette in mostra i muscoli lanciando il messaggio di essere ancora in forma. Vedremo le prossime mosse.
Sto erdocan se le inventa proprio tutte… per distogliere l’attenzione dal casino che sta facendo in Kurdistan, si è inventato un bell’attentato dei suoi amici dell’isis