Perché l’Argentina rischia il default economico

Il paese latinoamericano ha un’inflazione altissima, un debito enorme con il Fmi, subisce la svalutazione monetaria e affronta una grave siccità. L’Argentina è a rischio default economico.

L’Argentina è malata. Il grande paese latinoamericano rischia il default economico. Vuole dire, per chi non è addetto ai lavori, che scatta il fallimento dello Stato. I segnali di questa eventualità ci sono tutti. L’inflazione è altissima e ha superato quota 100 per cento su anno. Il debito contratto con il Fondo Monetario Internazionale nel 2018 è di 45 miliardi di dollari. Le risorse monetarie si indeboliscono e perdono valore. Infine, l’Argentina affronta la siccità più pesante degli ultimi sessant’anni.

A ottobre 2023, gli argentini dovranno scegliere il nuovo presidente. Il governo di Buenos Aires farà quindi di tutto per scongiurare un default economico. Una boccata di ossigeno è arrivata dagli impegni assunti dal governo in vista delle scadenze sul debito. Tra questi è stata fondamentale l’operazione di swap dello scorso marzo. Ciò ha consentito di convincere le agenzie di rating che lo Stato non rischia una bancarotta imminente.


Cosa sono i contratti swap? Gli swap appartengono alla categoria dei cosiddetti contratti derivati. Swap significa “scambiare qualcosa con qualcos’altro”. In questi contratti due parti si scambiano somme di denaro o, più di frequente, la differenza tra queste.


La questione più complessa per Buenos Aires rimane però quella del debito con il Fondo Monetario Internazionale. L’ex presidente argentino Mauricio Macrì aveva contratto il debito di 45 miliardi di dollari nel 2018. L’attuale presidente Alberto Fernandez, che ha annunciato di non ricandidarsi alle presidenziali di ottobre, è riuscito a gennaio 2022, facendo leva sulle conseguenze della pandemia, a revisionare i tempi della restituzione, rendendo meno oneroso il rientro. Attualmente, gli argentini devono sborsare ancora 15 miliardi di dollari al Fmi. Nel frattempo è sopravvenuta la crisi internazionale della guerra in Ucraina e la crisi economica che ha peggiorato una situazione già di per sé difficile in Argentina. Il Fondo è disponibile ancora a rinegoziare, purché il governo accetti alcune condizioni: deficit fiscale all’1.9% del Pil (attualmente è al 2,4%); taglio agli aiuti di Stato; freno ai pensionamenti e alle pensioni; aumento delle riserve monetarie.

Argentina: arrivano 3,8 miliardi dal Fmi

Oltre a questo, l’Argentina affronta anche una siccità record. Il comparto agroalimentare, che costituisce il motore della sua economia, è in crisi profonda. Gli effetti si osservano sul prodotto interno lordo (Pil), un indicatore che manda segnali di cattiva salute. A marzo 2023, per esempio, il Pil è cresciuto solo dello 0,2%. C’è quindi una probabilità alta di una recessione entro il 2023.

Infine, c’è la perdita di valore del peso, la moneta nazionale. Mentre scriviamo un dollaro vale 240 pesos. Una svalutazione che stimola i produttori argentini a vendere di più sui mercati stranieri con pagamenti in dollari. La conseguenza è però la riduzione dell’offerta sul mercato interno e l’aumento dei prezzi. La Banca Centrale argentina, a sua volta, non ha riserve sufficienti per tenere sotto controllo i tassi d cambio. Si è creato quindi un circolo vizioso dal quale il paese non riesce a uscire.

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