Perché Joe Biden e l’Amministrazione democratica chiudono in maniera onorevole quattro anni di governo con alti e bassi.
L’ultimo capitolo del mandato presidenziale di Joe Biden si chiude con un capolavoro diplomatico: l’accordo tra Israele e Hamas sul cessate il fuoco permanente, la liberazione degli ostaggi, il ritiro delle forze militari israeliane e il ritorno dei palestinesi nelle loro abitazioni.
Non c’era modo migliore per uscire di scena a testa alta. Il presidente degli Stati Uniti e la sua amministrazione democratica chiudono in maniera onorevole quattro anni di governo con alti e bassi. Il successo diplomatico dell’intesa fa dimenticare le ombre del governo Biden e riporta luce in casa democratica.
Fa dimenticare per esempio lo scivolone dell’abbandono dell’Afghanistan nel 2021. Mette in un angolo il danno causato da Biden alla campagna democratica annunciando a sorpresa la sua candidatura, spiazzando il campo democratico e qualunque ragionamento sul futuro candidato. Ma fa anche scordare l’incapacità, o la volontà di Biden, di lavorare in questi anni sulla formazione del vice-presidente Kamala Harris, rimasta sempre in ombra e senza possibilità di crescere politicamente.
L’accordo di oggi è il frutto di un lungo percorso diplomatico che la diplomazia americana ha gestito in maniera encomiabile. Il primo frutto di questo lavoro è stata la tregua in Libano dopo mesi di scontri tra israeliani e miliziani di Hezbollah. Il lavoro degli Stati Uniti si è esteso anche all’Egitto, al Qatar e ai paesi del Golfo, all’Europa e all’area mediterranea.
Mentre i negoziatori statunitensi e israeliani preparavano a Doha i negoziati già a ottobre 2024, una rappresentanza del governo egiziano -in accordo con Washington- incontrava al Cairo la delegazione di Hamas. Artefici del futuro accordo sono quindi stati gli Usa con il Qatar e l’Egitto.
L’intesa raggiunta riporta credibilità agli Stati Uniti nella regione mediorientale. Washington aveva perso parte del suo potere contrattuale e di credibilità nell’ultimo decennio. Complice fu la questione siriana e l’Isis. La presenza della Russia e l’azione della Turchia avevano in parte ridotto la fiducia negli Stati Uniti, che apparivano come incapaci di mantenere lo status quo della regione. Washington insomma ha dato l’impressione di lasciare un vuoto politico e consentire la presenza di altre forze.
Ora però l’accordo fa rialzare la testa agli Stati Uniti. Paradossalmente ciò avviene pochi giorni prima dell’insediamento di Donald Trump. Quest’ultimo ha detto di essere merito suo se c’è l’accordo. Qualcosa di vero però c’è, come ha spiegato lo stesso Biden. Il presidente ha detto nel suo discorso che la sua squadra e quella di Trump hanno lavorato come un unico team. Un’ottima esperienza di collaborazione bipartisan che dimostra come l’impegno comune possa portare a risultati. Ora tocca a Trump tenere alta la testa e l’onore degli Stati Uniti, continuando il lavoro diplomatico intrapreso dai democratici. Solo così l’America sarebbe davvero “great again”.