Papa Francesco in Iraq: cosa sappiamo della storica visita del Pontefice

La prima visita di un Pontefice nella terra di Abramo. Cosa sappiamo dello storico viaggio apostolico di Papa Francesco in Iraq.

Papa Francesco è in Iraq. E’ atterrato a Bagdad il 5 marzo con un airbus A330 decollato dall’aeroporto Leonardo Da Vinci di Roma alle 7.45. I dettagli del suo arrivo sono raccontati qui.

La capitale irachena è deserta a causa delle restrizioni dovute alla pandemia da Coronavirus. E’ imponente lo schieramento di forze di sicurezza volta a garantire l’incolumità del Papa in un viaggio ad alto rischio.

Bergoglio ha incontrato le autorità governative e i rappresentanti del corpo diplomatico durante quello che è stato il suo primo discorso in Iraq. Nella sala vip dell’aeroporto della capitale irachena il Papa è stato accolto dal premier iracheno, Mustafa al Kadhimi, e il presidente della Repubblica Barham Salih. 

Nel suo intervento di saluto alle autorità, Francesco ha anticipato i contenuti e i punti salienti della sua missione in Iraq. Fratellanza religiosa, dialogo tra cristiani, musulmani e altre minoranze della terra di Abramo, appello a lavorare insieme per la pace. Un viaggio che ha il significato di ridare fiducia e rafforzare la fede tra i cristiani iracheni, esortandoli a non abbandonare la loro terra e a convincere quelli che sono andati via a ritornare.


Papa Francesco in Iraq: cosa ha detto a Ur

A Ur, nella città di Abramo, Papa Francesco ha esposto sabato mattina 6 marzo la sua riflessione davanti alle massime autorità religiose irachene, inclusi i cristiani caldei tra i più martoriati dalla furia violenta dell’Isis.

Un intervento di altissimo livello e di respiro internazionale. C’è poco della missione evangelica che è uno degli obiettivi della “politica estera” vaticana elaborata da Bergoglio e dal suo segretario di Stato Pietro Parolin.


Pope Francis preaches tolerance on visit to Ur in Iraq


Il Papa parla come un capo di Stato e spiega il valore del dialogo interreligioso e del valore storico dell’insegnamento di Abramo. Non a caso la figura del pastore di Ur è citata più volte, un richiamo alla fratellanza religiosa attraverso il profeta Abramo riconosciuto dalle tre religioni monoteiste: ebraica, cristiana e musulmana. E il Papa non dimentica tutte le minoranze, in particolare gli Yazidi e la sofferenza del loro popolo.

Ma c’è anche l’appello a non cadere nella trappola illusoria del consumismo e del raggiungimento della ricchezza in denaro che porta “agio solo per pochi”. Uno sguardo e un appello rivolto ai più deboli che restano ai margini della società. Questa inedita posizione di “anticapitalismo” di Francesco farebbe gola a molti esponenti di una certa sinistra in cerca di leadership. Un posizionamento all’insegna di una rinnovata dottrina cristiano-sociale che affonda le sue radici nel tempo e ricorda per alcuni aspetti l’enciclica Rerum Novarum del 1892. Un segnale di continuità della tradizionale impronta sociale della chiesa cattolica.

Per Bergoglio è importante lanciare il messaggio di fratellanza religiosa e di dialogo perché è da qui che si riparte per una convivenza civile e pacifica in una terra martoriata dai conflitti. In terra di Mesopotamia le religioni sono più che mai l’oppio dei popoli e solo con il rispetto reciproco e l’accettazione della diversità religiosa si può dare stabilità.


L’incontro con Ali al-Sistani

Francesco e la diplomazia vaticana conoscono bene questi meccanismi. Per questo il Papa ha già incontrato le massime autorità della chiesa caldea, ma anche l’Ayatollah al-Sistani, la figura più autorevole degli sciiti in Iraq. Quest’ultimo ha incontrato il Papa nella moschea della città santa di Najaf, il luogo in cui secondo la tradizione sciita è sepolto l’imam Ali, cugino e genero di Maometto, punto di riferimento dell’islam sciita, considerato più moderato rispetto a quello iraniano.

Il Papa è entrato in questo santuario dalla cupola verde dove, secondo la tradizione sciita, sono sepolti anche Adamo, Eva e Noè. L’incontro tra i due leader religiosi è stato preparato da tempo e un ruolo fondamentale lo ha avuto il patriarca cattolico iracheno e patriarca dei caldei a Baghdad: il cardinale Louis Raphael Sako. E’ lui con i suoi viaggi tra Roma e Baghdad che costruisce e organizza l’incontro tra Francesco e al-Sistani. Al centro della bilaterale c’è stata la protezione di tutte le minoranze in Iraq, inclusa quella cristiana, e il loro ritorno nella vita civile dopo gli anni duri dello Stato Islamico. Il Papa ha ringraziato al-Sistani per il suo impegno nella difesa delle minoranze e dei più deboli durante le persecuzioni dell’Isis.


Il futuro di pace dell’Iraq


Il Papa a Mosul

Francesco è arrivato a Hosh al-Bieaa, la piazza delle Quattro Chiese a Mosul, dove l’Isis proclamò il califfato. È uno dei momenti più carichi di simbolismo della visita apostolica del Papa in Iraq. Qui dove l’Isis aveva la sua roccaforte, Francesco cammina come pellegrino di pace e prega per tutte le vittime della guerra. Infine, il Papa ha concluso la sua visita con una messa a Erbil, capitale del Kurdistan iracheno, dentro lo stadio della città.

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