I cittadini colombiani votano no nel referendum sull’accordo di pace tra Colombia e Farc. E’ il giorno del giudizio per il futuro del Paese.
Il giorno del giudizio della Colombia è arrivato. E gli elettori colombiani hanno detto no. Hanno quindi scelto di non sostenere la linea del governo e l’accordo di pace tra Colombia e Farc (forze armate rivoluzionarie della Colombia) sottoscritto di recente. E’ una sconfitta per tutti. Perché oggi la Colombia doveva scrivere definitivamente la parola fine a un conflitto durato 52 anni.
Con una manciata di voti di differenza, i no hanno raggiunto quota 6.400.516 voti (50,2%) mentre i sì hanno ottenuto 6.338.703 voti, il 49,7%, (con il 99,08% delle schede scrutinate) , si rompe l’incantesimo colombiano che aveva fatto pensare a un’epoca di pace e prosperità. Ciò che esce invece è una Colombia divisa. Un Paese polarizzato, confuso che ora non sa come affrontare le conseguenze di questo risultato.
I milioni di colombiani chiamati alle urne dovevano scegliere il destino dell’accordo di pace con i guerriglieri della Farc, movimento di sinistra, che hanno combattuto la più lunga guerra civile che l’emisfero occidentale ricordi. Con la vittoria del sarebbe cominciata la smobilitazione e il disarmo di circa 5800 ribelli delle Farc e diverse migliaia di miliziani volontari aggiunti.
Ma la vittoria del no rende impossibile continuare con una soluzione negoziale e ora c’è il rischio della ripresa della guerra civile che in 52 anni ha provocato oltre 260.000 morti.
L’accordo di pace Colombia Farc
Il 26 settembre 2016 il governo colombiano e le Farc (forze armate rivoluzionarie colombiane) hanno firmato l’accordo di pace che passa alla storia del Paese e a quella del continente sudamericano. La guerra civile ha provocato oltre 260.000 vittime e decine di migliaia di desaparecidos.
L’accordo di pace è stato firmato dopo quattro anni di negoziati tenuti all’Avana. Unanime il consenso della comunità internazionale. La firma è avvenuta con una cerimonia solenne a Cartagena de Indias.
Mancava però il consenso popolare. I colombiani non erano stati consultati. Il presidente colombiano Juan Manuel Santos scelse il 2 ottobre come data per il referendum nazionale sull’accordo.
Il leader delle Farc, Rodrigo Londono (alias Timochenko), ha parlato al momento della cerimonia della firma davanti a numerosi capi di stati e di governo. Ha definito il presidente colombiano come un valido interlocutore ma ha sottolineato i momenti difficili della negoziazione diplomatica.
L’Onu si è impegnata, con voto unanime del Consiglio di Sicurezza, a verificare e vigilare sul cessate il fuoco definitivo e il disarmo delle Farc che non potrà prolungarsi oltre i sei mesi.
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