Obama visita Cuba e mette il marchio sull’America Latina

Obama visita Cuba il 21 e 22 marzo. Poi andrà in Argentina. Il continente americano non è più il cortile di casa di Washington. E’ però il bastione per consolidare il multipolarismo del nuovo sistema internazionale.

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Il presidente Usa Barack Obama visita Cuna il 21 22 marzo

Barack Obama visita Cuba il 21 e 22 marzo. E’ il primo presidente degli Stati Uniti a tornare sull’isola dopo 88 anni. L’ultimo fu il presidente Calvin Coolidge nel 1928. Viaggiò di giorno e di notte, in treno e in nave, per incontrare il presidente cubano Gerardo Machado. Obama non userà il vecchio treno di Coolidge. Il treno di Obama è quello della storia.

La visita cubana e l’incontro con Raùl Castro a l’Avana sono il punto d’arrivo del percorso di normalizzazione delle relazioni tra Stati Uniti e Cuba che ha mosso i primi passi nel 2014. La riapertura delle relazioni politiche tra i due Paesi è, per Obama, l’affermazione della sua idea e visione diplomatica dell’aggressive engagement. La visione, cioè, che il rapporto aggressivo vale più dell’arido isolamento per convincere un avversario a cambiare. Sono due visioni del mondo diverse tra loro e trasversali ai due partiti principali americani.

Obama a Cuba non incontrerà per ragioni di opportunità Fidel Castro. Parlerà con il presidente cubano Raùl Castro, fratello del leader maximo, che Obama ha già incontrato lo scorso anno. Sul tavolo ci sono due questioni scottanti: il rispetto dei diritti umani e l’apertura al commercio internazionale dell’economia cubana, ancora in prevalenza a controllo statale.

Questi due aspetti sono al centro delle critiche sostenute dagli oppositori alla politica cubana di Obama. I critici, trasversali ad entrambi i partiti, accusano il presidente Usa di avere accelerato la normalizzazione con Cuba senza avere ottenuto un vero cambiamento della politica cubana. Sia sul fronte dei diritti umani sia su quello della democratizzazione del sistema elettorale.

La visita di Obama a Cuba isola il Venezuela del presidente Maduro, ultimo bastione dell’eredità di Chavez e dell’antiamericanismo latino-americano. L’instabilità economica del Venezuela è uno dei fattori che ha favorito l’avvicinamento dell’Avana e Washington. Caracas ha sempre fornito a Cuba il petrolio a prezzi contenuti. Caracas però sta affrontando una crisi economica profonda con rivolte popolari. Il passo verso la crisi politica è breve. L’apertura della porta di Obama e la normalizzazione delle relazioni commerciali offre ai cubani l’opportunità di trovare una via d’uscita al pericolo di impasse che seguirà la crisi venezuelana.

Mentre Obama visita Cuba, nella capitale dell’isola caraibica si firmerà un altro accordo storico. Quello tra governo colombiano e i gruppi delle Farc, scrivendo la parola fine ad anni di conflitto. Il governo di Cuba ha avuto un ruolo centrale nella mediazione diplomatica. La stabilizzazione della Colombia è vantaggiosa per gli Usa sotto il profilo politico e commerciale.

L’avvicinamento Usa-Cuba segna un modo diverso di impostare le relazioni politiche in America Latina. Il grande continente americano non è più il “cortile di casa” degli Stati Uniti. Diventa, come ha scritto il professor Di Nolfo, un “condominio”. Gli inquilini, cioè gli Stati, sono posti su un piano di parità. Rispetto agli anni precedenti all’amministrazione Obama è un cambiamento rilevante.

Il successo dell’Obama diplomacy sta soprattutto nel saldare un sistema di alleanze continentali migliorando la stabilità politica e gli scambi commerciali. Il continente americano esce sicuramente più unito e meno instabile dopo i mandati di Obama. E Washington si assicura un bastione credibile davanti alle sfide globali dell’avanzamento dell’influenza cinese e dell’offensiva diplomatica russa.

Nel nuovo multipolarismo in via di formazione, gli Usa tengono stretto il proprio continente. Il peso del nord e sud America pesa nelle relazioni internazionali. La Cina aspira alla leadership, pur tra le tante difficoltà, in Asia e cerca di legittimarsi in Africa. La Russia è alla ricerca di una influenza e controllo in Europa e nell’area mesopotamica. Poi c’è l’Europa. In questo contesto, diventa centrale per la Casa Bianca consolidare i rapporti politici sul proprio continente.

Non è un caso che il presidente Obama usa il viaggio a Cuba per consolidare legami più stretti con il resto dell’America Latina. Dopo Cuba Obama sarà in Argentina.

Riemerge la celebre frase di Marx: “Gli uomini fanno la propria storia, ma non la fanno in modo arbitrario, in circostanze scelte da loro stessi, bensì nelle circostanze che essi trovano immediatamente davanti a sé, determinate dai fatti e dalla tradizione”. E la circostanza di Obama sembra favorevole.

Ovidio Diamanti

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