Barack Obama getta acqua sul fuoco e sdogana Donald Trump. “Non pensate subito al peggio e lasciate lavorare il nuovo presidente”, spiega nel suo viaggio in America Latina.

Barack Obama fa il pompiere e prova a gettare acqua sul fuoco di preoccupazioni sviluppatesi negli Stati Uniti e nel mondo dopo l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti.
Nel suo ultimo tour presidenziale che lo ha portato a visitare l’Europa e l’America Latina, il primo presidente nero della storia degli Stati Uniti fa il tentativo di placare gli animi preoccupati di chi teme il rovesciamento politico minacciato da Trump in campagna elettorale.
In America Latina, così come in Europa, Obama lancia il suo messaggio volto a sdoganare Trump. “Al neo presidente va dato il tempo di lavorare e non pensiamo subito al peggio”, spiega dal Perù dove si trova in visita ufficiale.
A preoccupare europei e latinoamericani sono state le frasi di Trump in campagna elettorale sulle restrizioni al libero commercio, sulla Nato e sugli immigrati, in particolare per l’America Latina la promessa di costruire un muro al confine con il Messico. Il business man repubblicano ha anche minacciato di bloccare l’ingresso negli Stati Uniti a tutti i musulmani.
Obama sta invece provando a infondere serenità e rassicurazioni. Il presidente uscente prova a tranquillizzare i capi di governo e di Stato delle cancellerie europee e latino americane spiegando che un conto è ciò che si dice in campagna elettorale un altro ciò che si riesce a fare una volta assunta la responsabilità di governo. E per farlo sdogana Donald Trump.
La strategia di Barack Obama è in realtà dovuta alle tensioni interne agli Stati Uniti dove continuano movimenti di protesta nelle grandi città americane (soprattutto a New York e in California) per l’elezione del candidato repubblicano.
Obama, in realtà, fa il suo lavoro di soldato democratico gravato dalla responsabilità di essere ancora comunque presidente fino a gennaio. E si rende conto che gli Usa non possono permettersi una instabilità interna che rischia di essere alimentata anche grazie all’insicurezza all’estero. I manifestanti di San Francisco o di New York possono trovare forza e giustificazioni nelle preoccupazioni diffuse anche all’estero. Dichiarazioni come quella del presidente della Commissione Europea Junker non aiutano di certo a calmare gli animi. Quindi, rassicurare i governi esteri diventa la chiave per riportare stabilità anche negli Stati Uniti.
Poi i democratici dovranno fare i conti in casa loro. Non possono pensare che la sconfitta elettorale sia colpa del Fbi. Guardino alla scelta della candidata, completamente sbagliata e ormai datata invisa a molti cittadini.