Con il numero più basso di voti mai registrato, la nuova Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen si presenta come un esecutivo fragile, riflesso delle crescenti divisioni politiche all’interno dell’Unione.
La riconferma della Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen non è stata una semplice formalità, ma una dimostrazione di quanto gli equilibri politici in Europa siano sempre più fragili. Con soli 370 voti a favore – il numero più basso mai registrato per una Commissione – il messaggio che arriva da Strasburgo è chiaro: l’Unione Europea è più divisa che mai, e il cammino del nuovo esecutivo sarà tutto in salita.
Ue: approvata la nuova Commissione Europea
L’analisi: una Commissione con meno consensi e più sfide
Rispetto ai 401 voti ottenuti nel luglio scorso, Ursula von der Leyen ha visto erodersi la base di appoggio della cosiddetta “maggioranza europeista”. Le defezioni interne e le tensioni emerse durante le audizioni dei commissari designati – tra cui quelle complesse dei vicepresidenti Raffaele Fitto e Teresa Ribera e dell’ungherese Oliver Varhelyi – hanno evidenziato le crepe nei rapporti tra i gruppi parlamentari.
Non solo numeri, ma un segnale politico importante: l’Unione Europea sta attraversando una fase di riposizionamento in cui temi come il Green Deal, la politica migratoria e le relazioni con le superpotenze globali stanno generando divisioni profonde.
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Focus sull’Italia: tra voti, assenze e spaccature interne
In questo quadro, la delegazione italiana si distingue per una varietà di posizioni che riflettono la complessità del panorama politico nazionale.
Favorevoli: il sostegno è arrivato dai 24 eurodeputati di Fratelli d’Italia, 9 del PPE (Forza Italia e SVP) e 19 del Partito Democratico.
Contrari: spicca l’opposizione di Cecilia Strada e Marco Tarquinio, entrambi del PD, mentre la Lega, i Verdi e la sinistra radicale italiana si sono dimostrati compatti nel voto contrario.
Le implicazioni: cosa aspettarsi dal nuovo esecutivo?
La nuova Commissione Europea dovrà affrontare sfide cruciali: la gestione delle transizioni energetiche, le pressioni sui bilanci nazionali per rispettare il Patto di Stabilità e Crescita, e il difficile equilibrio tra sovranità nazionale e governance comunitaria. Con una maggioranza sempre più instabile, von der Leyen dovrà muoversi con grande abilità diplomatica per mantenere l’unità e portare avanti le sue priorità politiche.