Colpo di Stato in Niger. Un gruppo di militari ha preso il potere e destituito il presidente Bazoum.
Un gruppo di militari della Guardia presidenziale del Niger ha preso il potere con un colpo di Stato lo scorso 26 luglio, destituendo il presidente in carica Mohamed Bazoum. All’alba, i militari hanno preso in ostaggio il Presidente e alcuni esponenti del governo: il ministro della Difesa Alkassoum Indatou e quello dell’Interno, Hamadou Adamou.
I defezionisti sono entrati nel palazzo presidenziale alle 6 dei mattino, obbligando il presidente a un colloquio durato oltre due ore. I militari non hanno ritenuto soddisfacenti i colloqui e, di conseguenza, hanno bloccato Bazoum e alcuni membri del governo.
Immediata la condanna della comunità internazionale. L’ECOWAS, la comunità degli Stati dell’Africa occidentale, ha incaricato nella stessa giornata il presidente del Benin, Patrice Talon, per trovare una mediazione tra le parti. La Bbc ha riportato che l’ex-presidente, Mohammed Issoufou, e altri ex-leader politici stanno trattando con i golpisti per evitare che la situazione peggiori.
Il generale Abdourahamane Tchiani, capo delle Guardie presidenziali, si è autoproclamato con una dichiarazione alla tv di Stato presidente del “Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria”, questo il nome della giunta militare golpista. Tchiani ha spiegato il golpe con l’instabilità della sicurezza e la violenza continua dei jihadisti.
Dopo l’intervento di Tchiani, la Francia ha fatto sapere di non riconoscere l’autorità dei golpisti, mettendo in chiaro che Mohamed Bazoum è il presidente eletto democraticamente e scelto dal popolo del Niger. Il segretario di Stato Usa Anthony Blinken ha espresso il suo pieno sostegno al presidente Bazoum.
Nella capitale Niamey, la folla si è radunata davanti al Parlamento non appena appresa la notizia del golpe per chiedere il rilascio del presidente Bazoum. I golpisti della Guardia presidenziale hanno sparato colpi di avvertimento per disperdere i manifestanti. Nella calca, alcune persone sono rimaste ferite.
Intanto, cresce la tensione nel Paese. La presidenza del Niger ha dichiarato che il presidente e la sua famiglia stanno bene e che la Guardia nazionale e l’esercito sono pronti a entrare in azione se i golpisti non desisteranno dal loro tentativo. Ci sono i rischi di un bagno di sangue. I golpisti hanno annunciato la chiusura delle frontiere terrestri e la proclamazione del coprifuoco notturno dalle 22 alle 5.
A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato il capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, che ha rilasciato un’intervista al sito Afrique Media nella quale afferma che la presenza dei mercenari in Africa si rafforzerà. Una dichiarazione che ha causato una bufera politica alimentando i sospetti, già diffusi, che ci sia la mano della Wagner dietro il colpo di Stato in Niger.
Il 29 luglio si fanno sentire i primi provvedimenti. L’Unione Africana invia un ultimatum ai golpisti. Entro 15 giorni devono ritirarsi e ripristinare la situazione antecedente al golpe. A seguito del colpo di Stato, la Francia ha deciso di sospendere i suoi finanziamenti al Niger. La scelta del governo di Parigi ha causato una manifestazione davanti all’ambasciata francese a Niamey, con bandiere inneggianti a Putin e alla Russia. La polizia ha dovuto intervenire con gas lacrimogeni.
L’Ecowas è intervenuto inviando un ultimatum più restrittivo dando 7 giorni ai golpisti per riportare l’ordine costituzionale e liberare il presidente Bazoum. E ha minacciato l’uso della forza, così come ha fatto anche la Francia nel caso siano minacciati gli interessi francesi. La dichiarazione francese ha creato tensione in Niger perché è circolata la notizia che Parigi volesse intervenire con la forza.
Il 31 luglio il presidente del Ciad, Mahamat Idriss Déby, inviato dall’Ecowas ha incontrato in Niger Bazoum pubblicando alcune foto che mostrano il buon stato di salute del presidente nigerino. Nella stessa giornata i golpisti hanno arrestato arrestato il ministro del petrolio Mahamane Sani Mahamadou – figlio dell’ex presidente Mahamadou Issoufou – e il ministro delle miniere Ousseini Hadizatou. I golpisti hanno anche arrestato il presidente del Comitato esecutivo nazionale del Pnds, Fourmakoye Gado.
Dopo la Francia anche l’Unione Europea e la Germania hanno annunciato la sospensione dei contributi economici al Niger. Inoltre, la Banca Centrale dell’Ecowas ha bloccato il trasferimento il 31 luglio al Niger della somma di 51 milioni di dollari. Intanto, il 2 agosto, i militari hanno annunciato la riapertura delle frontiere terrestri con i paesi confinanti: Algeria, Mali, Burkina Faso, Libia, Ciad. L’annuncio è stato fatto dopo che è arrivata in Niger una delegazione dell’Ecowas, guidata dall’ex-presidente nigeriano Abdulsalami Abubakar. E domenica scade l’ultimatum dell’Ecowas che ha minacciato un’azione di forza.
Negli ultimi anni due paesi confinanti, il Mali e il Burkina Faso, hanno subito colpi di stato innescati da rivolte jihadiste. Il Niger sta affrontando due insurrezioni islamiste: una nel sud-ovest, arrivata dal Mali nel 2015, e l’altra nel sud-est, che coinvolge i jihadisti operativi nella Nigeria nord-orientale. Nel Paese sono attivi gruppi militanti alleati sia di al-Qaeda che dello Stato islamico.
Da quando hanno preso il potere, i leader militari del Mali e del Burkina Faso hanno forti contrasti con la Francia, l’ex potenza coloniale in entrambi i paesi, così come con il Niger. Il presidente Bazoum, eletto democraticamente nel 2021, è uno stretto alleato della Francia e di altre nazioni occidentali.
Il Niger ha subito quattro colpi di stato dall’indipendenza dalla Francia nel 1960, oltre a numerosi tentativi di golpe. L’ultimo è avvenuto nel febbraio 2010, rovesciando l’allora presidente Mamadou Tandja.
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