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Per ora l’atteso discorso di Netanyahu al Congresso degli Stati Uniti sembra aver allontanato di più Washington e Tel Aviv nonostante la standing ovation che lo ha accolto al suo ingresso a Capitol Hill. Per la Casa Bianca è stato un discorso privo di idee e ricco di retorica. Oltre 60 democratici, tra senatori e deputati non si sono andati in aula. Pesa anche l’assenza del vice presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che è anche presidente del Senato. Il giudizio di Washington inoltre sembra in sintonia con quello dell’Iran che ha definito “noioso” il discorso pronunciato dal primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu al Congresso Usa. “Netanyahu ha ripetuto le sue bugie ed è stato noioso”, ha commentato la portavoce del ministero degli Esteri Marsieh Afcham, secondo la quale il leader israeliano pone richieste illogiche e radicali in merito al negoziato sul programma nucleare di Teheran. Critiche anche dall’opposizione israeliana che ritengono il premier sempre più solo dopo gli applausi del Congresso. Probabilmente, solo l’effetto mediatico del discorso trasmesso dalla Cnn avrà qualche successo in Israele in vista delle imminenti elezioni.
Teheran e la bomba
Come aveva già anticipato davanti all’Aipac, potente lobby ebraica americana, Netanyahu ha insistito che l’accordo in via di discussione con Teheran “non blocca la strada dell’Iran verso la bomba, la apre”. Il primo ministro israeliano ha puntato tutto sulla necessità di ostacolare la firma dell’accordo giudicato pericoloso per la sicurezza internazionale e del suo paese. In particolare, ha richiamato l’attenzione sul fatto che l’intesa negoziata non prevede la demolizione delle infrastrutture nucleari dell’Iran ma permette al regime degli Ayatollah la capacità di realizzare una bomba a breve termine. Sono esclusi pure dall’accordo, secondo Netanyahu, i missili balistici intercontinentali che possono raggiungere anche gli Usa. Il suo intervento è stato interrotto più volte dagli applausi del Congresso. Il premier israeliano ci ha tenuto a precisare che l’alternativa all’accordo è un altro accordo migliore di quello attuale che invece rischia di scatenare una corsa agli armamenti nucleari in Medio Oriente. Il primo ministro israeliano si è soffermato a lungo sul pericolo che rappresenta tuttora il regime iraniano, che “sarà sempre un nemico dell’America” e di cui “non ci si può fidare”. Teheran e lo Stato Islamico, ha dichiarato, sono “in competizione per la guida dell’Islam militante, entrambi vogliono imporre un impero militante, prima nella regione, poi nel mondo intero”. Il pericolo “è il matrimonio fra l’Islam militante e l’arma nucleare”. E per questo, sottolinea Netanyahu, “sconfiggere l’Is e lasciare che l’Iran ottenga un’arma nucleare significherebbe vincere una battaglia ma perdere la guerra”. Il leader supremo iraniano, l’ayatollah Khamenei, unisce “il più antico odio con le più moderne tecnologie”, ha detto ancora il primo ministro israeliano, citando “un tweet in inglese” di Khamenei che esorta alla “distruzione d’Israele”.
E’ la terza volta che Netanyahu parla davanti al Congresso degli Stati Uniti. Il primo ministro israeliano ha infatti accettato l’invito a parlare del presidente della Camera, il repubblicano John Boehner, senza che il presidente americano Barack Obama ne fosse informato. E il suo discorso è stato diretto a contrastare un accordo che l’amministrazione Obama sta negoziando. Uno sgarbo diplomatico che ha irritato profondamente il presidente americano. Netanyahu ha cercato di rimediarvi parzialmente dichiarando all’inizio del suo discorso di “apprezzare tutto quello che Obama ha fatto per Israele”. Ma intanto il presidente americano non ha voluto ricevere Netanyahu, ritenendolo “inopportuno” a due settimane dalle elezioni in Israele.
Leggi il servizio del The Guardian