Sono scesi a migliaia nelle piazze e tra le strade imbiancate di 35 città russe, dalla Siberia ai confini più occidentali. Hanno gridato e cantato per chiedere la liberazione di Alexey Navalny, il leader dell’opposizione arrestato lo scorso 17 gennaio al suo rientro dalla Germania. Per tutta risposta la polizia è intervenuta con l’arresto di 4000 manifestanti. Tra loro c’è anche la moglie dello stesso Navalny. Il Cremlino ha approvato un decreto che vieta le manifestazioni pro-Navalny. Il leader dell’opposizione a Vladimir Putin, lo scriviamo per chi ancora non lo sapesse, era rientrato in Russia da Berlino dove era stato curato a seguito di un misterioso avvelenamento. Navalny ha puntato il dito contro Putin, accusandolo di avere tentato di ucciderlo. Le proteste preoccupano il Cremlino perché sono in crescita e sta aumentando il numero dei partecipanti e simpatizzanti. Inoltre, Navalny comincia a avere un discreto sostegno oltre a una crescente attenzione a livello internazionale. Un fattore che infastidisce Mosca.