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Nato Russia: le origini della crisi diplomatica che spaventa l’Europa

Nato Russia le origini della crisi

Nato Russia le origini della crisi

Notiziario Estero- La crisi diplomatica Nato Russia ha toccato i livelli più alti dopo l’annessione della Crimea e il conflitto in Ucraina.

La politica dell’allargamento Nato era stata democratica con Clinton, repubblicana con Bush jr, e di nuovo democratica anche se più cauta con Obama” (Sergio Romano)

Più la Nato si allarga a est, meno la Russia può fidarsi di Usa ed Europa. Il meccanismo alla base della crisi tra Mosca e l’Alleanza Atlantica è tutto qui. La Russia non può stare tranquilla se la più potente organizzazione militare al mondo si estende fin quasi ai propri confini. Un’organizzazione nata al tempo della Guerra Fredda e rivolta contro il pericolo dell’aggressione sovietica.

L’accordo Bush-Gorbacev

L’allargamento Nato a est più imponente avvenne con le presidenze di Bill Clinton e George W. Bush jr. Entrambi avevano dimenticato l’impegno preso dal loro predecessore George Bush con Mikhail Gorbacev nel 1991. L’allora capo della Casa Bianca aveva persuaso l’inventore della Perestroika e Glasnost ad accettare che la Germania unita entrasse nella Nato. In cambio, Bush senior promise che la Nato non si sarebbe mai estesa oltre la linea della vecchia cortina di ferro.

Jack Matlock era in quegli anni ambasciatore degli Usa a Mosca. Il suo racconto, riportato da Sergio Romano nel suo “In lode alla Guerra Fredda”, fa comprendere bene lo spirito del tempo.


Quando cadde il muro e l’Europa orientale cominciò a liberarsi dei regimi comunisti, Bush s’incontrò con Gorbacev a Malta. I due presidenti rilasciarono una dichiarazione molto importante. Dichiararono di non essere più nemici. Dichiararono che l’Unione Sovietica non sarebbe intervenuta a sostegno dei regimi nell’Europa orientale. Dichiararono che gli Usa non avrebbero tratto alcun vantaggio da questi sviluppi.


Questo gentlement agreement (leggi il report del prestigioso Wilson Center) era il risultato del dibattito diplomatico dell’epoca. Al centro c’era la questione tedesca. Poteva una Germania unita stare nella Nato? L formula trovata fu la seguente: la Germania può far parte della Nato ma la sua parte orientale sarà “speciale”, cioè non potranno essere schierate truppe non tedesche.

La dichiarazione di James Baker

Il vero spirito dell’accordo Bush Gorbacev si trova nelle parole pronunciate dall’allora Segretario di Stato Usa James Baker nell’incontro a Malta. Baker disse a Gorbacev che la giurisdizione della Nato non si sarebbe mossa di un pollice verso est. E’ lo stesso ambasciatore Matlock a raccontarlo. In altri termini significava che la Russia doveva rinunciare alla propria egemonia sull’Europa orientale e gli Usa non approfittavano della situazione per estendere la loro influenza nella regione.

Il tradimento dello spirito dell’accordo

Quello spirito che aveva contrassegnato i colloqui di Malta fu quindi tradito. La questione ucraina rientra nella lotta tra le sfere di influenza che si stanno delineando in Europa nell’ultimo decennio. Le pressioni Usa per far entrare nella Nato l’Ucraina e la Georgia durante il vertice atlantico a Bucarest nel 2008, la guerra della Georgia per riconquistare l’Ossezia, le elezioni ucraine del 2010 che portarono al potere Janukovic, furono tutti set di una medesima partita dove la posta in gioco era il nuovo assetto di potere e influenza nell’Europa orientale.

L’allargamento della Nato

Tra il 1999 e il 2004, la Russia ha assistito all’ingresso nella Nato di nove Paesi dell’Europa orientale. La Nato aprì la porta a Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. Tutti e quattro ex membri del Patto di Varsavia. Poi diventarono membri i tre Paesi Baltici già repubbliche sovietiche fino al 1991: Estonia, Lettonia, Lituania.

Dal 2004 al 2009 la Nato si allargò ancora a est. Fecero il loro ingresso anche Bulgaria e Romania. Entrarono due stati della ex-Yugoslavia (Croazia e Slovenia) e addirittura l’Albania (!), il Paese di maggiore ortodossia comunista che fu più vicino a Pechino che a Mosca. Infine, gli Usa tentarono al vertice atlantico di Bucarest del 2008 il grande colpo, quello che Mosca non avrebbe potuto accettare passivamente: l’ingresso di Georgia e Ucraina, due Paesi storicamente parte del territorio russo prima con gli zar e poi con i sovietici.

Fu forse allora che la Russia disse stop. Al Cremlino la sindrome da accerchiamento si faceva sentire da tempo, ma le mani della Nato su Tbilisi e Kiev strapparono la fune che Washington tirava da tempo.

La politica dell’allargamento Nato messa in campo dagli Usa non aveva colore politico. Scrive Sergio Romano nel suo libro già citato: “La politica dell’allargamento Nato era stata democratica con Clinton, repubblicana con Bush jr, e di nuovo democratica anche se più cauta con Obama”.

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