Un esodo di massa. Almeno un milione di persone potrebbe abbandonare la città di Mosul in mano all’Isis. A dirlo sono le agenzie umanitarie dopo l’annuncio di un’operazione militare curdo-irachena appoggiata da raid aerei americani in primavera. Gli operatori umanitari si stanno preparando ad affrontare l’emergenza predisponendo stoccaggi di beni alimentari e di prima necessità. Marwa Awad, rappresentante del Programma Alimentare Mondiale (Pam) dell’Onu ad Irbil, città curda a 50 miglia a est di Mosul, ha spiegato che: “Si attendono centinaia di migliaia di persone da Mosul, se non addirittura di più”. Mosul, conquistata dai miliziani dello Stato Islamico lo scorso 10 giugno, conta 1 milione e mezzo di abitanti, per lo più arabi sunniti. Anche la Croce Rossa Internazionale ha parlato di un esodo di massa da Mosul, ma anche dalle città lungo i fiumi Tigri ed Eufrate. “L’esodo di massa comincerà non appena l’Isis sarà incapace di controllare le persone che lasceranno Mosul e gli Usa aumenteranno i loro bombardamenti” spiega Syed Jaffer Hussain dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Che prevede il Kurdistan come meta principale delle migliaia di persone in fuga. Il Kurdistan però potrebbe aprire una nuova questione. Agli arabi sunniti di Mosul è vietato entrare nella regione curda che perché ospita già un milione e quattrocentomila persone in fuga da Siria e Iraq. Le agenzie umanitarie sperano di riuscire a convincere le autorità curde al momento dell’esodo. Se così non fosse, allora i rifugiati dovrebbero essere diretti verso Kirkuk, che comunque ospita circa ottantamila rifugiati.
Gli arabi sunniti di Mosul temono l’esercito iracheno quanto i miliziani dello Stato Islamico. L’esercito iracheno è composto da sciiti ed ha occupato Mosul per dieci anni fino al 2014. In quegli anni, le forze regolari irachene si sono comportate come occupatori stranieri. Tanto che la vittoria dell’Isis l’anno scorso è stata accolta con entusiasmo dalla popolazione di Mosul. Ora la prospettiva di un ritorno delle milizie sciite fa crescere il timore di possibili vendette. Anche perché finora quando l’esercito dell’Iraq ha riconquistato città in mano all’Isis, gli abitanti sono stati trattati come simpatizzanti dello Stato Islamico. E sono numerose le testimonianze di torture, rapimenti, violenze perpetrate nei loro confronti.