Omdurman è al centro della guerra civile in Sudan. La città, vicina alla capitale, è teatro degli scontri più violenti del conflitto.
Medici Senza Frontiere scrive su X, il nome attuale di Twitter, che colpi d’artiglieria hanno ucciso 11 persone, ferendone almeno 90, a Karari, sobborgo di Omdurman, grande città del Sudan vicina alla capitale Khartum. I feriti sono stati portati all’ospedale di Al Nao. Msf ha rivelato che tra i morti e i feriti ci sono anche bambini. L’organizzazione umanitaria non ha riportato quale delle parti del conflitto sudanese è responsabile della carneficina.
Lo scorso 8 luglio, diversi raid aerei avevano bombardato Dar es Salaam, un altro sobborgo di Omdurman, causando una delle più sanguinose incursioni della guerra civile sudanese. Morirono 22 persone, mentre i feriti furono quasi cento. Qualche settimana dopo, sempre a Omdurman, 18 civili rimasero uccisi negli scontri tra le fazioni rivali.
In Sudan è in corso una violenta guerra civile dal 15 aprile 2023, quando sono scoppiati i combattimenti tra l’esercito del Paese, guidato dal generale Abdel Fattah Burhan, e le forze paramilitari di supporto rapido, comandate dal generale Mohamed Hamden Dagalo. Gli scontri si sono quindi estesi a diverse parti del Sudan, riducendo Khartum e Omdurman a campi di battaglia urbani, e alimentando la violenza etnica nella regione del Darfur occidentale.
Secondo le Nazioni Unite, la guerra civile sudanese ha costretto 5 milioni e mezzo di persone ad abbandonare le loro abitazioni. Di queste, oltre un milione sono fuggite nei paesi confinanti. Operatori Onu sul campo dicono che ci sono 18 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria in Sudan. Dall’inizio del conflitto, sono almeno 5000 i morti e più di 12000 i feriti.
Il generale al-Burhan, a capo del governo sudanese, ha dichiarato che la guerra civile in Sudan potrebbe estendersi in altri Paesi. Finora gli accordi per il cessate il fuoco non hanno retto. A maggio la tregua che doveva durare sette giorni è saltata dopo poche ore.
In Sudan inizia la tregua di sette giorni
Tra scontri e tregue, c’è stata anche l’iniziativa diplomatica di Stati Uniti e Arabia Saudita. Le diplomazie di Washington e Riad hanno promosso i colloqui tra le parti nella città saudita di Gedda. Il dialogo ha subito un continuo stop and go a causa degli eventi sul campo. Anche il Kenya di William Ruto ha provato a riaprire il dialogo, proponendo alle due parti un colloquio in Etiopia. I militari di al-Burhan hanno rifiutato perché accusano Ruto di sostenere i ribelli di Dagalo.
A luglio le due fazioni militari sono tornati a sedersi al tavolo di Gedda grazie alla mediazione del Cairo.