Migranti: l'Italia, l'Ue e la frattura con l'Europa orientale

L’Italia porta a casa un buon risultato sull’accoglienza migranti. I Paesi dell’Europa orientale però prendono le distanze e mandano ancora un segnale della contrapposizione con l’Europa occidentale.


Il premier italiano Giuseppe Conte porta a casa un risultato importante sull’accoglienza dei migranti che sono sbarcati in 450 al porto di Pozzallo, Sicilia. Forse per la prima volta Roma è riuscita a fare sentire la sua voce a livello comunitario sulla questione immigrazione e solidarietà e a avere un ruolo di leader.
L’appello lanciato dal presidente del Consiglio Italiano a distribuire nei Paesi europei le 450 persone arrivate a Pozzallo non è rimasto inascoltato. Prima la Francia e Malta (quest’ultima manifestando un po’ di mal di pancia), poi Germania, Spagna e Portogallo hanno accolto l’invito a dare ospitalità a 50 migranti ciascuno.
Sotto un profilo di politica regionale europea non è cosa da poco. Quella ottenuta dal governo italiano è stata una vera e propria vittoria, un salto in avanti del ruolo che l’Italia ora svolge nel club europeo. Basti pensare che fino a qualche mese fa, prima dell’esecutivo ms5-Lega, in Europa non volevano neppure sentire parlare di rivedere la politica migratoria, la convenzione di Dublino, e neppure le strategie di accoglienza. La linea decisa a Bruxelles era una: il problema migratoria nel Mediterraneo riguarda i Paesi dell’Europa meridionale, se la vedano loro con l’accoglienza.
La determinazione del nuovo governo italiano però ha riaperto i giochi. Non certo i meriti sono tutti solo di Matteo Salvini, a cui va comunque riconosciuto il lavoro di “stimolare” continuamente il dibattito e tenere alta l’attenzione in Italia e in Europa sul tema immigrazione.
Il lavoro diplomatico vero e proprio lo hanno condotto, senza strilli e titoli di giornale, il Ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, il premier Conte e il Quirinale. Gli attori che hanno fatto sentire il proprio peso nelle sedi che contano sono questi qui. L’inesperienza del presidente del consiglio è stata compensata dall’abilità del ministro Moavero, diplomatico, intellettuale e uomo molto apprezzato nei circoli internazionali, nonché naturalmente dall’autorevolezza del Quirinale. Salvini, quasi a sua insaputa, ha partecipato a un gioco di squadra con il timone tenuto ben saldo a Palazzo Chigi, alla Farnesina e al Quirinale.
Il messaggio che arriva dalla vicenda è chiaro: Roma non può più essere tenuta ai margini delle grandi decisioni di politica regionale e internazionale. Il governo romano ha rivendicato e ottenuto il peso che si merita dentro l’Ue.
La scelta solidale di 7 tra gli Stati più significativi del club europea ha allargato la frattura già marcata dentro l’Unione Europea. Il gruppo di Visegrad, cioè i Paesi dell’Europa orientale membri dell’Ue, ha preso una posizione rigida e netta sulla questione: no assoluto all’appello italiano. Il primo a manifestare il diniego a accogliere immigrati è stato il premier della Repubblica Ceca, Subito dopo lo ha seguito quello ungherese.
L’ostruzionismo dei Paesi dell’est cela un progetto e una vision diversi sul tema dei migranti. Secondo il gruppo di Visegrad, l’Ue dovrebbe fare come l’Australia. I migranti vanno bloccati nei posti in cui si imbarcano e nella fortezza Europa non devono arrivare e tanto meno entrare.
Ci sono dunque in Europa due punti vista contrapposti sulla politica migratoria. Quello dei Paesi occidentali che cercano di trovare una sintesi tra accoglienza, diritti umani e controllo dell’immigrazione, e l’altro quello dell’Europa orientale che invece dice di fermare i barconi lungo le coste nordafricane e che di immigrati non ne vogliono.
Questa contrapposizione può condurre a una vera e propria frattura. Non a caso il settimanale britannico Economist titolava il numero di due settimane fa The Rift, la frattura. Si vedrà con i successivi arrivi nel Mediterraneo come si svilupperà il rapporto tra Europa occidentale e orientale. Le onde per l’Europa comunque sono molto alte.

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