L’Opec e il boomerang del taglio alla produzione di petrolio

L’Opec ha deciso il taglio di duemila barili di petrolio al giorno. Perché questa decisione è un boomerang per i paesi produttori.

L’Opec +, l’organizzazione dei paesi produttori di petrolio, ha deciso di ridurre la produzione di petrolio. Due milioni in meno di barili al giorno. La scelta avrà l’effetto di alzare il prezzo del greggio, spingendo al rialzo i prezzi del carburante. Joe Biden ha mandato un messaggio al board dell’Opec, dicendo di essere deluso da questa presa di posizione che mostra un allineamento con la Russia.

La spinta al rialzo dei prezzi, generata dal taglio alla produzione del petrolio, avrà anche un effetto boomerang sugli stessi paesi dell’Opec. La storia economica dell’ultimo mezzo secolo insegna che le politiche volte a esportare inflazione non pagano e, prima o poi, l’inflazione creata per l’estero viene importata.

Ciò è legato all’interdipendenza stretta dei rapporti commerciali internazionali e dei fattori di produzione. Chi produce e esporta petrolio, importa quantità di beni e servizi più costosi di prima. Così, i membri dell’Opec si ritrovano nella stessa situazione economica che hanno causato ad altri: alta inflazione, disoccupazione, crescita dei tassi di interesse, volatilità dei tassi di cambio.

Questo ciclo economico è stato toccato con mano durante le crisi energetiche degli anni ’70 del secolo scorso. La stretta sulla produzione petrolifera decisa dai paesi produttori di petrolio mise alla fine in difficoltà gli stessi paesi produttori. In Arabia Saudita, nelle monarchie del Golfo, in Kuwait e altri regni dell’oro nero non dovrebbero dimenticare la lezione di quegli anni.

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