Putin ha detto che lo stato di Palestina può nascere solo a condizione che si riparta dai confini del 1967.
Nel giorno della solidarietà con il popolo palestinese, celebrato in Russia, Vladimir Putin non ha perso occasione per mostrare al mondo le sue capacità indiscutibili di comunicatore.
Nel suo messaggio dedicato ai palestinesi, il presidente russo ha detto che lo stato di Palestina può nascere solo alla condizione che si riparta dai confini del 1967.
Questa versione del Putin diplomatico e quasi pacifista ricalca quella già espressa durante il G20 virtuale della scorsa settimana. Il leader russo ha dichiarato in quell’occasione che occorre mettere fine alla tragedia della guerra in Ucraina.
Facciamo dunque il punto. O Putin si è redento, cosa poco probabile, oppure sta facendo un’operazione di immagine per riconquistare il consenso.
C’è anche una terza possibilità. Putin segue una strategia ben precisa a livello internazionale.
Il fatto di porre come condizione sine qua non i confini del 1967 per la costruzione dello Stato di Palestina ha un significato ben preciso: non riconoscere le modifiche dei confini avvenute successivamente.
Putin rifiuta, quindi, gli assetti territoriali e i trattati degli ultimi 56 anni in Terra Santa. Allo stesso modo rifiuta tutte le modifiche dei confini e di sovranità territoriale successive alla caduta del muro di Berlino e al crollo dell’Unione Sovietica. L’Ucraina indipendente non è ammissibile nel Putin pensiero. Il presidente russo vuole tornare ai confini del 1989 quando l’Ucraina era una repubblica sovietica. Forse sta in questo la logica che si cela dietro le dichiarazioni del presidente russo.