Lo stallo del negoziato per Gaza spiegato in tre punti. Quali sono i nodi da sciogliere durante i colloqui.
La delegazione di Hamas ha abbandonato il negoziato per Gaza avviato al Cairo in Egitto. I colloqui sono iniziati lo scorso 3 marzo e hanno coinvolto Qatar, Egitto, Stati Uniti e Hamas.
Assente la delegazione israeliana che aveva chiesto l’elenco degli ostaggi ancora vivi nelle mani del gruppo islamista. Hamas ha rifiutato e Israele ha quindi scelto di non partecipare.
Al centro dei colloqui ci sono tre nodi da sciogliere: il cessate il fuoco immediato, il ritorno degli sfollati palestinesi, il ritiro delle forze israeliane dalla Striscia.
La delegazione palestinese di Hamas ha abbandonato il tavolo ma non ha chiuso totalmente la porta. La motivazione ufficiale del ritiro è quella di consultarsi con i propri leader sulla continuazione dei colloqui.
Nel frattempo è salito a 30.800 morti e 72.298 feriti il bilancio delle vittime palestinesi dall’inizio delle operazioni delle Forze di difesa israeliane (Idf) nella Striscia di Gaza il 7 ottobre 2023, giorno dell’attacco del movimento islamista Hamas in Israele
Allo stesso tempo, Benjamin Netanyahu ha comunicato che Israele andrà avanti con la sua campagna militare fino alla “vittoria finale”.
Lo stallo del negoziato per Gaza può spiegarsi con i seguenti tre punti:
- Il premier israeliano Netanyahu non accetterà mai un negoziato, e né tantomeno una fine del conflitto, prima del voto presidenziale negli Stati Uniti. Gaza è per Netanyahu e per la destra che governa con lui, uno strumento prezioso di pressione sulla campagna elettorale americana.
- Hamas ha un problema simile. Il fallimento dei colloqui offre l’occasione al gruppo islamista di far ricadere la responsabilità su Israele. La scelta del governo Netanyahu di non andare nella capitale egiziana mette infatti Tel Aviv sul banco degli imputati con l’accusa di volere distruggere il negoziato.
- Il fallimento della diplomazia è un colpo mortale per Joe Biden. Il presidente degli Stati Uniti, in corsa per la rielezione, si è speso molto per fare pressione su Israele e fermare il conflitto prima del Ramadan (che inizia il 10 marzo). Lo stallo del negoziato e la continuazione del conflitto aiutano Donald Trump e segnano una vittoria per il governo israeliano.