L’Isis attacca ovunque. La strategia del Califfato

Lo Stato Islamico attacca Baghdad e l’Arabia Saudita. In Libia si impossessa dell’aeroporto di Sirte. La strategia è sempre la stessa: kamikaze prima, milizie dopo.

Le milizie dello Stato Islamico hanno preso il controllo dell'aeroporto di Sirte in Libia
Artiglieria contro l’Isis nei pressi di Sirte, Libia

L’Isis punta a chiudere in fretta la partita in Iraq. Dopo Ramadi, le milizie islamiche provano a estendere i propri tentacoli su Falluja e Baghdad. Per farsi aprire la porta la strategia è la solita. Attentati di kamikaze a colpi di esplosioni per seminare scompiglio e terrore, assalto delle milizie a suon di carri armati, lancia razzi e colonne di pick-up. A Falluja l’Isis ha rivendicato alcuni attentati. A Baghdad due esplosioni sono avvenute nei parcheggi dello Sheraton e del Babil, due dei più lussuosi della città. Lo Stato Islamico ha rivendicato la paternità, facendo intendere senza mezzi termini che il prossimo obiettivo è la presa di Baghdad passando per Falluja. Se ciò avvenisse sarebbe la nascita ufficiale, dopo la caduta della città siriana di Palmira nelle mani dei jihadisti, del Califfato di Siraq, nel senso che lo Stato Islamico controllerebbe quasi tutta la Siria e l’Iraq.

Se la Mesopotamia è molto vicina a diventare l’epicentro dello Stato Islamico, la Libia corre il rischio di esserne la sua periferia. L’avanzata dei miliziani dell’Is in Cirenaica non trova finora grandi resistenze. E la spartizione del Paese tra diverse faide aiuta i combattenti dell’Is. L’ultimo successo è il controllo dell’aeroporto civile di Sirte, la città natale di Gheddafi. Oltre a Sirte, i jihadisti controllano anche la città di Derna e una parte di Bengasi.

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