L’inferno di Beirut: si segue qualunque pista. Cosa sta succedendo

Un’esplosione violenta scuote la capitale del Libano. Salta in aria un magazzino di esplosivi vicino al porto di Beirut. Nessuna conferma sulle cause della deflagrazione. Si segue qualunque pista. Aggiornamento quotidiano.

Aggiornamento: (11 agosto)- Il governo libanese si è dimesso a seguito delle forti proteste che sono esplose a seguito dell’esplosione che ha scosso Beirut causando oltre 220 morti e 7000 feriti. L’annuncio delle dimissioni lo ha fatto lo stesso premier Hassan Diab.

(7 agosto 2020)- sono arrivati a 157 i morti dell’esplosione a Beirut dello scorso 4 agosto. Oltre 5000 i feriti. Manifestazioni di protesta in città e lanci di lacrimogeni dalla polizia. Il presidente libanese Aoun non esclude l’attentato.

(5 agosto 2020)- sono 100 i morti e oltre 4000 i feriti nelle due esplosioni al porto di Beirut. Almeno 300.000 persone senza casa. Allarme tossico. Stati Uniti: si segue la pista dell’attentato.


(Beirut, 4 agosto 2020)- Sono almeno 70 i morti e oltre 3700 i feriti dopo la violenta esplosione che ha scosso Beirut questo pomeriggio alle 18.15 (17.15 in Italia). Un magazzino di esplosivi nei pressi del porto della capitale libanese è saltato in aria, generando un boato potente avvertito in tutta la città e per molti km di distanza. Nel cielo di Beirut si è alzata una gigantesca colonna di fumo rosso che ha diffuso nell’aria un odore di morte e di sventura, creando un’atmosfera apocalittica. In città c’è l’esercito per aiutare nei soccorsi e presidiare la sicurezza.

Nel momento in cui scriviamo non sono ancora state confermate le cause dell’esplosione. Sebbene non ci sia stata alcuna speculazione politica sull’esplosione, in tanti hanno pensato al fatto che fra meno di tre giorni è attesa la sentenza del Tribunale Speciale per il Libano – che si trova all’Aja- per l’assassinio con un’autobomba dell’ex-premier libanese Rafik Hariri nel 2005. Inoltre, il quotidiano spagnolo El Paìs riporta di avere appreso da fonti diplomatiche europee che si sta valutando l’ipotesi di un missile sparato contro un deposito di armi del movimento sciita libanese Hezbollah.


L’esplosione di Beirut

Il boato del magazzino di esplosivi, il deposito 12 situato vicino ai silos del porto di Beirut, è stato così potente da sentirsi in tutta la città e nei suoi sobborghi. La BBC parla stasera di un botto avvertito fino a 240 km. Nel magazzino, secondo le autorità libanesi, erano stipate 2750 tonnellate di nitrato d’ammonio. Ci sono vetri e molto materiale sparpagliato a più di un km di distanza dal luogo dell’esplosione. Sono centinaia le auto distrutte o incendiate. Le sirene delle ambulanze risuonano in continuazione verso e da l’area portuale dove si parla di migliaia di lavoratori feriti. Nell’esplosione è rimasto ferito anche un militare italiano del contingente della missione di interposizione delle Nazioni Unite (Unfil). Il ministero della difesa italiano ha annunciato che è in corso il trasferimento di dodici militari che si trovavano a Beirut alla base di Shama, dove si trova il quartiere generale dell’Unifil.


Si segue qualunque pista

Come detto prima, molti hanno collegato la deflagrazione alla sentenza di venerdì prossimo per l’assassinio di Hariri. Il deposito esploso non è lontano dalla residenza della famiglia dell’ex-premier del Libano. In molti hanno pensato, anche a livello diplomatico, a un intervento israeliano per colpire gli sciiti filoiraniani di Hezbollah. Il premier di Israele Benjamin Netanyahu ha smentito qualsiasi coinvolgimento del governo di Tel Aviv nell’esplosione di Beirut. I sospetti sugli israeliani si sono diffusi dopo che Netanyahu aveva dichiarato nei giorni scorsi che avrebbe fatto di tutto per difendere la sicurezza del Paese a seguito delle recenti tensioni alla frontiera con il Libano e Hezbollah. Benny Gantz, artefice della strana alleanza con Netanyahu e ministro della difesa, ha annunciato l’invio di aiuti umanitari a Beirut. Si seguono comunque tutte le piste. Il Dipartimento di Stato Usa ha fatto sapere che sta seguendo da vicino ogni pista, verificando ogni informazione e lavorando con le autorità locali per scoprire le cause dell’esplosione.


La situazione del Libano

L’esplosione a Beirut giunge in un momento delicato per la storia del Libano, alle prese con una crisi economica senza precedenti e con un governo tecnico che non riesce ad attuare le riforme necessarie a sbloccare i fondi internazionali per ridare vigore all’economia. Le cancellerie di Roma, Parigi, Londra e Washington e l’Unione europea si sono mobilitate per fornire sostegno al paese. Anche dall’Iran sono arrivate offerte d’aiuto.

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