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Cosa sappiamo della crisi in Kashmir

L'India abolisce l'autonomia del Kashmir

La regione è contesa da Nuova Delhi e Islamabad. L’India abolisce l’autonomia del Kashmir indiano. Aggiornamento quotidiano.

Cosa sappiamo della crisi in Kashmir? Il premier indiano Nerenda Modi ha spiegato la decisione del suo governo di revocare lo status speciale del Jammu e Kashmir. In un discorso televisivo alla nazione, Modi ha detto che l’abolizione dell’autonomia servirà a debellare il terrorismo e a rilanciare il potenziale economico del territorio. Lo status appena revocato vietava ai cittadini di altri Stati indiani l’acquisto di proprietà immobiliari nel Jammu e Kashmir. L’autonomia costituzionale, ha aggiunto, ha portato in 70 anni solo terrorismo, separatismo e corruzione.

(20 agosto) Primi incidenti e morti a seguito delle proteste organizzate per contestare la scelta del governo indiano di abolire l’autonomia del Kashmir. Sono oltre 2300 le persone arrestate e 2 i morti. Come misura cautelare sono sospese tutti i collegamenti internet. Previsti fermi fino a due anni senza processo per i facinorosi. Intanto il Pakistan fa ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia.

il governo indiano ha schierato 50.000 militari (oltre ai 600.000 già presenti) per prevenire violenze, ha sospeso le connessioni a internet e la telefonia mobile nella regione lasciando isolate dal resto del mondo 8 milioni di persone, e ha vietato gli assembramenti con più di 4 persone. Alcune agenzie parlano anche di oltre 300 separatisti arrestati.

E inevitabilmente sono avvenuti i primi incidenti militari tra pattuglie indiane e pakistane. Le autorità del Pakistan hanno riferito che tre militari del paese sono morti in scontri a fuoco con le Forze armate indiane lungo la Linea di controllo, il confine conteso tra i due paesi nel Kashmir. L’India invece sostiene che negli scontri siano rimasti uccisi anche cinque militari indiani. E che scontri tra militari e paramilitari dei due paesi sono tuttora in corso.  Entrambi i paesi affermano di aver risposto ad azioni offensive provenienti dalla parte opposta del confine. Secondo il Pakistan, l’India starebbe pianificando azioni militari nella zona del Kashmir posta sotto il controllo pakistano. Lo ha detto il primo ministro Imran Khan, nel corso delle celebrazioni del giorno dell’indipendenza del Pakistan, il 14 agosto.

Il decreto presidenziale che ha abolito l’autonomia del Kashmir

Un decreto presidenziale dell’India ha abolito lo scorso 5 agosto l’autonomia del Kashmir, la regione che da 70 anni si contendono l’India e il Pakistan. La decisione di Nuova Delhi potrebbe scatenare reazioni popolari di protesta, oltre a quella pakistana. Il decreto del presidente sostituisce l’articolo 370 della Costituzione indiana sul Jammu e Kashmir.

L’articolo 370 conferiva uno status speciale alla regione del Jammu e Kashmir. Il governo centrale indiano poteva approvare leggi su esteri, difesa e comunicazioni. Tutte le altre materie spettavano al Parlamento locale. Ma la centralizzazione voluta dall’India non si ferma qui. Il premier Nerenda Modi ha chiesto al Parlamento l’approvazione di un disegno di legge per dividere in due la regione del Jammu e Kashmir. Il Ladakh, che è la parte orientale a maggioranza buddista sarà separato. Quella rimanente composta dalle pianure del sud a maggioranza indù e quelle del nord a maggioranza musulmana, perde la qualifica di Stato federato e diventa “Stato dell’Unione”, un gradino più basso nella scala amministrativa indiana. In altri termini, il territorio sarà direttamente sotto l’Amministrazione di Nuova Delhi, senza più alcuna autonomia.

Le conseguenze della revoca

La decisione ha scatenato le opposizioni in India. Molti leader politici parlano di un colpo di Stato. Ora si temono scontri e violenze. Nella regione, scrive il francese Le Figaro, sono state creati posti di blocco e barricate. E si temono difficoltà nel caso del passaggio di ambulanze e vigili del fuoco. Soprattutto si teme l’instabilità che si creerà nella regione. L’Onu ha espresso profonda preoccupazione per la violazione dei diritti civili. Sul canale Twitter ufficiale delle Nazioni Unite, un portavoce dell’organizzazione punta il dito contro il bando alle telecomunicazioni, le detenzioni arbitrarie di leader locali e i divieti di associazione politica in vigore nel Kashmir indiano da sabato scorso, e avverte che queste ultime “esacerberanno la situazione dei diritti umani”.

La reazione del Pakistan

Nel frattempo il Pakistan ha fatto sentire la sua voce. Lo scorso 7 agosto, il governo di Islamabad ha annunciato il ritiro dei suoi diplomatici dall’India e l’espulsione di quelli indiani dal Pakistan. Sarà sospeso anche il commercio bilaterale. Le autorità pakistane chiuderanno inoltre lo spazio aereo ai voli indiani.

La crisi India Pakistan

La questione indo-pakistana sul Kashmir risale al 1947 quando gli inglesi rinunciarono alla colonia dell’India e prima di andarsene divisero il Paese in due Stati: da una parte quello a maggioranza induista (India) e dall’altra quello a maggioranza musulmana (Pakistan). Nel 1971, da una parte del territorio pakistano nacque il Bangladesh. Nulla regolò nel 1947 la regione del Jammu e Kashmir. Così l’India invase il territorio occupandone due terzi. Il Pakistan occupò la parte restante. India e Pakistan, entrambe potenze nucleari, hanno fatto tre guerre per il Kashmir,

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