Vertice diplomatico sulla Libia a Berlino. Cosa hanno deciso i leader riuniti nella capitale tedesca. I punti più importanti della dichiarazione finale.
Un’intesa all’unanimità su cessate il fuoco in Libia. Feisal al-Serraj e Khalifa Haftar che fanno in modo di non incontrarsi. Embargo sulla vendita delle armi nel Paese nordafricano. Dialogo e soluzione politica al conflitto libico. Riforme economiche e sulla sicurezza. Diritti umani. Sono gli aspetti più rilevanti su cui hanno discusso i governi che hanno partecipato alla Conferenza di Berlino sulla Libia.
La cancelliera tedesca Angela Merkel, padrona di casa, ha dato il benvenuto alle delegazioni diplomatiche provenienti da Europa, America e Africa. Ci sono i rappresentanti dei governi di Algeria, Cina, Egitto, Francia, Germania, Italia, Russia, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Onu, Unione africana, Unione europea, Lega araba e Usa.
Al di là delle rituali dichiarazioni di rito dei leader presenti (tutti hanno espresso soddisfazione per il summit, pur ammettendo che non tutto si è risolto), nella capitale tedesca il problema principale è la scarica di tensione tra Haftar, che controlla la Libia orientale e al-Serraj (che guida il governo di Tripoli internazionalmente riconosciuto). Ciascuno di loro incontra la Merkel, direttrice dei lavori, separatamente. E’ lei che riferisce successivamente alle delegazioni statali quello che ha ascoltato dal generale cirenaico e dal presidente della Tripolitania.
A Berlino quindi tira aria pesante, che lascia poco spazio alle dichiarazioni soddisfatte di alcuni leader. A soffiare sul fuoco è lo stesso al-Serraj, amico degli europei, che ha lanciato una forte critica all’Unione europea, incapace di prendere una posizione chiara a causa delle divisioni interne. Il riferimento va alla Francia, che sostiene Haftar.
Il quadro berlinese è complesso anche per le contraddizioni tra Turchia e Russia. Alleate in Siria ma divise in Libia. Il presidente Recep Tayyp Erdogan appoggia notoriamente al-Serraj. Vladimir Putin è uno degli sponsor di Haftar. Come possono firmare una dichiarazione in cui si approva l’embargo alla vendita delle armi, loro che sono tra primi fornitori di armi alle parti in conflitto? C’è poi la questione egiziana. Il Cairo sostiene Haftar, ma a Berlino il presidente al-Sisi ha deciso di firmare la dichiarazione finale dove si parla di avvio della transizione politica con elezioni parlamentari.
Quei punti elencati all’inizio sono dentro la dichiarazione finale. Un passo avanti, sicuramente, sulla strada della soluzione politica. Perché il vero successo di Berlino è l’unanime consenso a cedere all’Onu ogni scelta e azione sulla Libia. Come era prima a dire il vero. Prima che i governi nazionali ci rimettessero lo zampino.