Libia: cosa sappiamo della missione di Tajani

Il presidente del Parlamento Europeo incontra il leader libico al-Sarraj. E propone 1 miliardo di euro a Libia e Niger per gestire la crisi migratoria e potenziare il parco mezzi navali libico.


“Tutti i fondi stanziati per l’Africa devono essere destinati alla gestione della crisi migratoria e spesi per Libia e Niger”. E’ la proposta che il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani ha lanciato al rientro dal suo viaggio in Libia. In tutto si tratta di un budget di 1 miliardo di euro, così suddiviso: 500 milioni per il fondo fiduciario europeo per l’Africa; 500 milioni per la mobilitazione dei finanziamenti nazionali.
Tajani a Tripoli ha incontrato Fajez al-Sarraj, capo del governo libico che controlla in prevalenza la parte occidentale del Paese. I soldi dell’Unione Europea di cui ha parlato il presidente del Parlamento sarebbero destinati, quindi, a potenziare le attività libiche (e del Niger) di contrasto all’immigrazione.
L’impegno libico però è poco efficace e finora ha dato risultati esigui. Le ragioni sono sostanzialmente due.
La prima sta nella barriera per i migranti provenienti da sud-ovest (attraverso il Niger) costituita da campi di prigionia ammessi dalle norme libiche ma spesso in forte violazione del diritto internazionale. Una parte dei flussi di migranti termina in questi campi la propria avventura “europea”, poi viene rispedita indietro dopo una detenzione dura e non rispettosa dei diritti umani.
La seconda ragione risiede nella debolezza e obsolescenza della marina militare libica. La flotta libica manca di mezzi e carburante. In tutto è composta di quattro motovedette italiane di 28 metri, una da 38 metri e tre di 16 metri. Questo corpo marino pattuglia la costa tra Tripoli, Homs, Misurata. Otto mezzi sono però poco sufficienti a presidiare una costa di 1770 km. Inoltre, il personale non è formato per attività di guardia costiera. Le quattro motovedette da 28 metri erano state donate dalla Guardia di Finanza Italiana nel 2011. Per l’Ue, e per Tajani, c’è ancora molto da fare e da spendere.

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