Il presidente estone Toomas Ilves sente il peso della minaccia russa. I russi a loro volta non si fidano delle manovre di avvicinamento della Svezia e della Finlandia alla Nato. Nel garbuglio del grande nord succede anche questo e riaggiustare il gomitolo è un’impresa da monaci cistercensi.
“Ci sentiamo minacciati dai voli militari e dalle esercitazioni russe ai nostri confini, così come dalla retorica bellicosa di Mosca”. Comincia così, esprimendo la propria preoccupazione, l’intervista del Presidente estone Toomas Ilves al giornale britannico Daily Telegraph. E si conclude con la richiesta alla Nato di aumentare la presenza dei propri soldati in Estonia. Attualmente sono circa 150 i militari ma per le autorità estoni andrebbero aumentati. I servizi di Tallin hanno infatti reso noto che le esercitazioni russe oltre confine stanno coinvolgendo tra i 40.000 e gli 80.000 uomini. La Nato per ora ha garantito una task force di 5000 soldati per dare sicurezza a quei membri che si sentono minacciati dall’Orso russo. A limitare la presenza dei militari c’è l’accordo tra Nato e Russia del 1997 per il quale è vietato installare basi permanenti nell’Europa centrale e orientale. Per questo la forza militare in Estonia è di soli 150 uomini e, per di più, si tratta di una presenza temporanea. Ma il presidente estone insiste invece che è ora di riconoscere che dal 1997 le dinamiche della sicurezza sono cambiate e che una compagnia militare più corposa è quanto mai necessaria in Estonia. Tanto più che per Ilves, i russi che si trovano alla frontiera estone potrebbero raggiungere la capitale Tallin, circa 218 km, in sole quattro ore.
Intanto la Russia ha fatto sapere di guardare con attenzione all’avvicinamento di Finlandia e Svezia alla Nato. I due Paesi non sono membri dell’organizzazione militare ma hanno accresciuto la loro cooperazione con i Paesi membri. I ministri della difesa nordici (Norvegia, Danimarca e Islanda, oltre a quelli di Svezia e Finlandia) hanno dichiarato al termine di un loro summit che la Russia è la più grande minaccia alla sicurezza europea e che l’Europa settentrionale deve essere pronta ad affrontare una possibile crisi.
L’ha ribloggato su Alter Ego.