Un deputato del piccolo regno chiede che il Sudafrica restituisca ampie parti di territorio. Il Lesotho si allargherebbe dagli attuali 30mila kmq a 240mila con benefici sulla sua economia.
Il Lesotho ha fame di terra? Il piccolo Stato africano rivendica un’ampia porzione di territorio del vicino Sudafrica. Il Parlamento ha discusso una mozione presentata dal deputato dell’opposizione Tshepo Lipholo. E’ il leader del Basotho Convention Movement, la formazione politica che ha condotto lo scorso anno una campagna elettorale sulla restituzione dei territori da parte del Sudafrica.
La battaglia per l’ingrandimento territoriale non ha giovato molto a Lipholo e compagni. Nelle elezioni dello scorso anno in Parlamento hanno ottenuto soltanto un seggio. “E’ tempo che ciò che è nostro ci venga restituito”, ha detto nel suo intervento.
Davanti al Parlamento, Lipholo ha spiegato che il territorio statale si ingrandirebbe dagli attuali 30.000 kmq a 240.000 kmq se gli venissero restituite le terre.
La gente del Lesotho, conosciuta come Basotho, ha vissuto in queste zone fino al XIX secolo. Molti di loro vivono attualmente in Sudafrica. La lingua, il Sesotho, è una delle 11 ufficiali riconosciute in Sudafrica. La parlano circa quattro milioni di persone. Altri due milioni la parlano in Lesotho.
Lipholo non sembra preoccupato delle conseguenze che potrebbero derivare dalla sua mozione. E’ convinto che l’aumento di territorio porterebbe al popolo del Lesotho un’era di prosperità economica. Invece adesso lo Stato è in sofferenza. Il regno è senza sbocco sul mare; è in gran parte montuoso con uno spazio agricolo limitato.
Per questa collocazione geografica, l’ex protettorato britannico è fortemente dipendente dal paese che lo circonda completamente: il Sudafrica. Nel corso di decenni, migliaia di lavoratori sono stati costretti -per la mancanza di opportunità di lavoro- a trovare occupazione nelle miniere sudafricane.
La mozione dell’onorevole Lipolo si fonda su una risoluzione delle Nazioni Unite del 1962 che riconosceva il diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza per il popolo del Basutoland, come allora veniva chiamato il Lesotho.
Una parte dei funzionari sudafricani ritiene che la mozione per rivendicare i territori non ha alcuna possibilità di realizzarsi, perché non gode del sostegno della maggioranza in Lesotho.
Uno dei principali ostacoli è la Dichiarazione del Cairo del 1964 dell’Organizzazione dell’Unità Africana, ora Unione Africana, in base alla quale i leader africani accettarono di riconoscere i confini esistenti dei loro nuovi paesi indipendenti, anche se erano stati tracciati da potenze coloniali, per evitare potenziali conflitti in tutto il continente.
Nonostante questo, Lipholo non s’arrende. Di recente ha dichiarato ai media del Lesotho che spera che la mozione venga discussa nel parlamento britannico “poiché è stato il Regno Unito a concedere al Lesotho la sua indipendenza nel 1966, senza correggere i confini sequestrati dagli afrikaner”.
Non è la prima volta che gli attuali confini del Lesotho sono stati oggetto di discussione. Nel 2018 un gruppo civile noto come Free Basotho Movement ha scritto all’ambasciata britannica del Lesotho per chiedere alla defunta regina Elisabetta di rimuovere l’attuale frontiera, rendendo essenzialmente il Lesotho una decima provincia del Sudafrica. Sostenevano che ciò avrebbe garantito la libera circolazione dei Basotho in Sudafrica e i vantaggi di cui godono i cittadini sudafricani.