Le operazioni di voto per il referendum di annessione alla Russia nelle repubbliche separatiste sono iniziate il 23 settembre. La popolazione dei territori occupati dai russi nel Donbass (Donetsk e Lugansk) e in alcune zone di Kherson e Zaporizhia hanno cominciato a votare di buona mattina. L’intelligence ucraina sostiene che quella in corso sia una brutta imitazione di un referendum ignorato completamente dai locali. Molti di loro vengono obbligati dai soldati russi. La Bbc scrive che i militari vanno porta a porta a raccogliere i voti, leggono la scheda e l’elettore deve solo rispondere verbalmente. A scrivere la scelta pensa un soldato. Si parla anche di giovani dai 13 ai 17 anni coinvolti a forza nel voto. Le autorità dell’autoproclamata Repubblica del Lugansk denunciano che le forze ucraine hanno lanciato 18 razzi Himars contro le zone in cui si tengono i referendum.
Mentre in alcune aree si celebrava quella che la comunità internazionale ha definito la farsa dei referendum, le forze ucraine sono avanzate ancora nell’est del Paese, liberando alcune città importanti come Yatskivka, nell’Oblast di Donetsk. Hanno respinto un attacco russo vicino alla città di Kupians, nell’oblast di Kharkiv e a Zaitseve and Novomykhailivka, nel Donetsk. In giornata è arrivato anche il numero preciso dei corpi sepolti e in molti casi torturati della fossa comune di Izjum: 447. Russi all’attacco ancora su Mykolayev con rai aerei che hanno colpito edifici e popolazione.
Washington ha fatto sapere che ci saranno altre sanzioni se Mosca annette i territori dell’est ucraino in cui si vota il referendum.
Il Cremlino però non molla l’osso e fa sapere tramite Leonid Slutsky, presidente della commissione esteri della Duma, che i negoziati sono possibili solo se c’è una resa incondizionata dell’Ucraina. L’arroganza russa si spinge anche a pretendere che l’aggredito si arrenda senza condizioni, lo stesso obiettivo che fu di Franklin Delano Roosevelt nella guerra contro Hitler.
Continua la fuga dalla Russia iniziata in questi giorni dopo la chiamata alle armi di Vladimir Putin. La Finlandia ha comunicato che sono oltre 6400 i russi che hanno varcato il confine nella giornata del 23 settembre ma la coda delle auto è continua. Ma c’è anche chi condivide la linea di Putin. Almeno 50.000 persone sono scese in piazza intonando canti patriottici a sostegno dell’esercito. Non si sa quanto siano spontanee queste manifestazioni.
Putin comunque vadano le cose non è riuscito a farsi rispettare, da Kiew prendendo la cosa troppo sottogamba. Adesso è con le spalle a muro e quindi deve rivedere il comportamento fin’ora espletato come gentleman .