Dopo l’attacco con droni ad alcuni edifici di Mosca, Vladimir Putin ha definito il raid un atto di terrorismo. L’operazione è stata attribuita agli ucraini, che però hanno negato il loro coinvolgimento. Al di là della responsabilità o meno di Kiev, c’è un fatto preoccupante che emerge: la dichiarazione di Putin che definisce atto di terrorismo l’attacco. Se così fosse, la Russia, che ha aggredito un paese sovrano, dovrebbe essere inserita nelle liste nere di terrorismo insieme all’Isis, al-Qaeda, al-Shabaab. Nel mondo secondo Putin, tutto è ammesso, inclusa la violazione del diritto internazionale, dei diritti umani e della sovranità degli altri Stati. L’attacco dal cielo con droni che ha colpito un quartiere di Mosca è diverso, secondo il presidente russo, da quelli condotti dall’esercito russo in Ucraina. Per Putin le migliaia di missili e razzi lanciati su Kiev, nel Donbass e in altre città ucraine devono fare meno danni rispetto ai droni sulla capitale russa. I moscoviti finora hanno visto la guerra- anzi l’operazione militare come la chiama il Cremlino- solo in televisione. La guerra scatenata dal cerchio magico del presidente arriva nei loro cortili di casa. Hanno toccato per mano il pericolo e forse adesso iniziano a capire, al di là della propaganda del regime putiniano, i rischi che stanno correndo. A Mosca non hanno una garanzia di sicurezza. Il colpo ucraino nella notte russa forse ha raggiunto il suo obiettivo: dare un altro colpo al consenso russo, se ce ne fosse ancora, verso Putin.