Il Cremlino preoccupato per le reazioni internazionali e interne dopo l’arresto di Navalny, il principale oppositore di Putin. Il dilemma russo su che fare con Alexei.
Alexei Navalny torna in Russia dopo l’avvelenamento da Novichok e viene arrestato e condannato a 30 giorni di reclusione. Lo scorso agosto il più importante oppositore di Vladimir Putin ha un collasso mentre era in volo dalla città siberiana di Tomsk a Mosca. Il suo aereo atterra per emergenza nella città di Omsk dove viene ricoverato in stato di coma nell’ospedale locale e, da qui, trasferito poi in in Germania. I medici tedeschi accertano l’avvelenamento da Novichok, un gas nervino sviluppato dagli scienziati russi durante la guerra fredda. Le indagini sono ancora in corso ma tutti sono propensi a ritenere che dietro l’avvelenamento ci siano agenti del Cremlino.
Il ritorno e l’arresto di Navalny
Il 17 gennaio Navalny, dopo una lunga convalescenza, lascia la Germania per rientrare in Russia. In meno di 24 ore è arrestato, processato per direttissima e condannato.
L’arresto di Navalny era prevedibile e scontato. Annunciato da giorni a dire il vero. Il leader dell’opposizione russa era ricercato per aver violato le condizioni imposte dal giudice a seguito di una condanna per appropriazione indebita. Inoltre, pende su di lui un procedimento penale per frode su trasferimenti di denaro a vari enti di beneficenza.
Intanto in Russia i suoi sostenitori si sono mobilitati. La polizia in tenuta antisommossa ha arrestato decine di persone nell’aeroporto in cui doveva atterrare l’aereo che lo riportava in patria. All’ultimo momento il suo volo è stato dirottato in un altro aeroporto. Le manifestazioni pro-Navalny sono numerose in tutta la Russia così come i sit-in. Sono in tanti a denunciare il fatto che al suo avvocato hanno concesso di incontrarlo solo per pochi minuti, mentre alla stampa indipendente non è stato concesso presenziare all’udienza.
Navalny e il dilemma russo
L’appoggio interno a Navalny, unito a quello internazionale, inquieta il Cremlino e il nervosismo comincia a mostrarsi. Tanto che ha dovuto scendere in campo un big della politica russa come il ministro degli esteri Sergej Lavrov. Nelle scorse settimane, lo stesso Putin aveva detto che non potevano essere stati agenti statali russi perché loro lo avrebbero ucciso senza sbagliare. L’Unione Europea ha chiesto il rilascio immediato. Anche l’Italia, insieme a Francia e Germania, ha richiesto la liberazione immediata dell’oppositore russo. Mike Pompeo, segretario di Stato Usa in scadenza, ha espresso grande preoccupazione.
Il ritorno e l’arresto di Navalny mettono le autorità russe in una situazione con vie d’uscita pericolose. Se prosegue la repressione e il bavaglio a Navalny, potrebbero farlo diventare un martire, un eroe solitario che è disposto a sacrificarsi in carcere per le proprie idee e le proprie rivendicazioni. Navalny insomma diventerebbe una sorta di Nelson Mandela russo. Se viene messo in libertà, il leader dell’opposizione può fare una campagna elettorale forte e aumentare il proprio consenso in vista degli appuntamenti elettorali di quest’anno. C’è un aspetto però che vale la pena sottolineare. Nei precedenti turni elettorali Navalny non ha brillato per consensi. Anzi sembra proprio, e un recente sondaggio lo dimostra, che la figura dell’oppositore russo sia più celebre e apprezzata all’estero che in Russia. Secondo il Levada Center citato dall’Ispi, il 50% degli intervistati non approva i metodi di Navalny, mentre il 20% sta dalla sua parte.