L’accordo tra Libia e Turchia destabilizza gli equilibri nel Mediterraneo

Erdogan e al Sarraj firmano l’intesa su sicurezza e confini marittimi. L’accordo tra Libia e Turchia non piace all’Egitto e alza la tensione con la Francia.

L’accordo tra Libia e Turchia consiste di due memorandum d’intesa firmati a Istanbul oggi 28 novembre. Il primo riguarda la sicurezza e avvia una cooperazione militare tra i due Paesi. Il secondo definisce una “delimitazione delle giurisdizioni marittime” nelle acque del Mediterraneo. Il suo scopo è di proteggere le istanze dei due Paesi in base al diritto internazionale.

Il leader libico Feisal al Sarraj e il presidente turco Recep Tayyp Erdogan hanno sottoscritto entrambi i protocolli d’intesa con l’intento di garantire il reciproco interesse nazionale. Ma hanno anche innescato una tensione regionale che corre il pericolo di sfociare in una crisi internazionale.

Il primo rischio è che l’accordo tra Libia e Turchia potrebbe complicare il quadro nel Mediterraneo orientale. In particolare, la controversia sull’estrazione energetica in Grecia e a Cipro, finora latente, potrebbe riemergere. Abbiamo visto nell’ultimo anno la querelle tra turchi e Eni al largo di Cipro.

L’intesa Sarraj-Erdogan ha finora causato la dura reazione dell’Egitto. Il Cairo ha condannato la firma dei due memorandum definendoli “illegali”. Il governo egiziano contesta il valore legale della firma da parte del leader libico. Secondo l’accordo di Skhirat -articolo 8- firmato nel 2015 in Marocco il primo ministro libico Fayez al Sarraj non ha l’autorità per firmare trattati internazionali. Inoltre, sostengono al Cairo, il governo libico è incompleto e soffre di grossi squilibri nella rappresentazione delle regioni libiche.

I timori per l’accordo turco-libico sono tutti sulla partita energetica e lo sfruttamento delle risorse naturali marittime. La Turchia cerca in questo modo di entrare nella spartizione della ricchezza libica. L’Egitto, che vuole mettere le mani su questa ricchezza, condanna dunque l’intesa libico-turca.

In questo gioco delle parti entra anche la Francia. La tensione tra Parigi e Ankara è più forte dopo le dichiarazioni critiche di Emmanuel Macron sull’offensiva della Turchia nella Siria settentrionale. Nello stesso giorno dell’accordo tra Libia e Turchia, il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu ha accusato il presidente francese di “sponsorizzare il terrorismo”. Una dichiarazione forte, che peggiora più di quanto già lo sono le relazioni di Ankara con l’Europa e Parigi. Il capo della diplomazia turca ha anche aggiunto che Macron vorrebbe essere il leader dell’Unione Europea ma sta barcollando.

Ora, con la firma dei due memorandum la Turchia fa il suo ingresso nello scenario libico. Il precedente siriano ha finora mostrato che Erdogan sa attendere il suo momento e mette senza fretta gli stivali sul terreno a piccoli passi. Finché alla fine ottiene ciò che vuole. La Francia non può non preoccuparsi. Perché da anni tenta di essere l’antagonista dell’Italia in Libia. Lo ha fatto con Sarkozy prima, con Hollande  e Macron dopo. Il Cavallo di Troia della politica francese in Libia ha sempre un nome: si chiama Total. Il colosso energetico ha provato in tutti i modi, e servendosi di tutti gli strumenti, a dare una spallata all’Eni. Finora gli e sempre andata male. Adesso entra in gioco la Turchia ed è inevitabile che il livello della tensione si alzi. E gli scontro verbali Cavusoglu e Macron sembrano essere solo l’antipasto.

Anche l’Italia è a rischio. Cosa farà Roma? Come giocherà la partita con il nuovo attore turco? La risposta è dura da trovare.

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