Joe Biden fa approvare un piano di spesa da 1750 miliardi di dollari. E’ la strategia Usa per vincere la competizione globale con la Cina. E prendere le distanze dalla dottrina economica dell’ex-presidente Donald Trump.
La manovra economica proposta da Joe Biden passa al Congresso degli Usa. Con un pacchetto di misure da 1750 miliardi di dollari, il presidente degli Stati Uniti ha mantenuto la sua promessa elettorale di rilanciare l’economia dell’America, promuovendo uno sviluppo nel rispetto della lotta ai cambiamenti climatici e a tutela della classe media.
Siamo al polo opposto rispetto alla visione politica di Donald Trump. Il piano di spesa voluto da Biden prevede la creazione di milioni di posti di lavoro e investimenti infrastrutturali all’insegna della green economy. Non ci saranno aumenti di tasse per i redditi fino a 400.000 dollari. Previsti investimenti sull’estensione dell’assicurazione sanitaria e l’assistenza all’immigrazione.
Il presidente Usa ha individuato la copertura finanziaria nella tassazione sulle multinazionali e sui redditi più alti, ma anche sul riacquisto di azioni da parte di società. A chi ha posto la questione dell’aumento del deficit nei prossimi anni, la Casa Bianca risponde che non ci sarà alcuna condizione deficitaria. E cita, a supporto di questo, il parere di 17 premi Nobel per l’economia, sostenitori del fatto che non si creerà una pressione inflazionistica e neppure un deficit.
Biden vuole rimettere in moto l’America e a “renderla di nuovo grande” per usare le parole dello slogan che fu di Trump. Lo fa con un pacchetto di misure in vero stile keynesiano, all’opposto dell’ex-presidente, giocando tutto sugli stimoli alla domanda di beni, servizi e investimenti.
A differenza di Trump, Biden agisce per superare la crisi climatica, riducendo entro il 2030 del 50-52 per cento le emissioni rispetto il 2005. E lancia la sfida alla Cina. La strategia economica della Casa Bianca è volta a vincere la competizione globale con Pechino e altre potenze.
In questo contesto, con un piano spesa da 1750 miliardi, saranno importanti le scelte politiche del commercio estero, in particolare la politica sui dazi doganali che ha inasprito, ai tempi di Trump, i rapporti tra Usa e Cina.
Vale la pena ricordare che la vera questione della competizione economica con il gigante asiatico è quella di capire come contenere la competitività dei prodotti e servizi cinesi, derivante in particolare dal basso costo della manodopera, senza scatenare guerre commerciali. La strada da seguire è quella dell’innovazione e qualità dei prodotti, imponendola anche a quelle aziende americane (vedi Apple), che hanno una parte dei loro processi produttivi in Cina. Il piano di Biden sembra andare nella direzione giusta, pur essendoci molto ancora da fare.