La vendetta di Putin

Arriva la ritorsione russa per l’attacco al ponte di Crimea. Pioggia di missili su Kiev e altre città ucraine. E’ la vendetta di Putin.

La risposta russa all’attentato contro il ponte di Kerch, che collega la Russia alla Crimea, non si è fatta attendere. La vendetta di Vladimir Putin per lo schiaffo ricevuto dall’attacco all’unico ponte di collegamento tra la penisola e la Russia è iniziata all’alba del 10 ottobre per proseguire ininterrottamente per tutto la giornata.

Lo schiaffo morale a Putin

Nessuno sa cosa succederà. L’unica certezza è che siamo davanti ancora una volta a un cambio di passo della guerra.

Il fatto

A scatenare la vendetta di Putin è stata un’esplosione che lo scorso 8 ottobre ha colpito due campate del ponte di Kerch, o ponte di Crimea. L’infrastruttura è il gioiello di Putin perché è stato realizzato dopo l’annessione della penisola ed è il simbolo dell’integrazione della Crimea con la Russia.

L’attentato, per usare la terminologia russa di questi giorni, non ha colpito solo l’orgoglio ferito del presidente russo. Ha tentato di isolare il sistema economico della Crimea dalla Russia. Il ponte, scrivevamo, è l’unica arteria di collegamento. Danneggiarlo è dunque un atto finalizzato a mettere in cisi il cuore dell’economia della Crimea. La Russia ha quindi risposto lanciando circa 100 missili su città come Zaporizhia, Dnipro, Leopoli,Odessa e Kiev, e uccidendo una dozzina di civili. La capitale da mesi non subiva più attacchi missilistici.

Perché la vendetta di Putin

La retorica propagandistica russa ripete che l’attentato al ponte è stato realizzato da un comando ucraino. Il governo di Mosca ha fatto riconoscere come attentato terroristico quanto successo sul ponte. Il New York Times ha scritto che dietro l’attacco c’è la mano dei servizi ucraini. Ha citato al riguardo una fonte anonima governativa ucraina. Putin sostiene la stessa cosa. L’unità antiterrorismo del Cremlino è convinta di quanto scrive il quotidiano americano.

Da qui l’accusa russa rilanciata a livello mediatico che Kiev ha sferrato un attacco al territorio russo. Non si capisce lo stupore e l’indignazione delle autorità russe che per prime hanno fatto aggredire dal loro esercito uno Stato sovrano e indipendente. C’è un infantilismo politico in tutto questo. Pensare di aggredire un Paese libero e pretendere di non essere aggrediti da quest’ultimo mostra arroganza, inaffidabilità e perdita di ogni credibilità. Qualunque statista razionale, qualsiasi Paese democratico ma anche autocrate, come ad esempio la Cina, dovrebbero riconoscere di essere davanti a una leadeship che ha perso la bussola della ragione al seguito di uno zar prepotente e donchisciottesco allo stesso tempo.

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