La liberazione della città siriana dall’Isis promuove la strategia politica della Russia e boccia quella Usa. La realpolitik di Putin batte per il momento la politica estera di Obama e alleati. Ora, la coalizione anti-Isis targata Washington deve liberare Raqqa dallo Stato Islamico per avere un peso nel negoziato sulla Siria.
E’ la primavera di Palmira. L’esercito siriano di Baschar al-Assad, sostenuto dall’aviazione russa, entra nella città storica e mette in fuga i miliziani dell’Isis che l’avevano conquistata a maggio 2015.
Le truppe di Damasco del presidente Assad, che Stati Uniti e alleati hanno tentato di isolare dallo scenario siriano, infliggono una ferita quasi mortale allo Stato Islamico.
La ritirata dei jihadisti dalla città patrimonio dell’Unesco è un colpo pesante al morale degli uomini del Califfo. Che perde il controllo su una città simbolo e su una porzione di territorio. Ora, l’unica città importante in Siria controllata da Abu Bakr al-Baghdadi – ammesso che sia ancora vivo- rimane la roccaforte di Raqqa.
La liberazione di Palmira è soprattutto l’affermazione della strategia politica della Russia di Vladimir Putin. Il realismo della politica estera russa alla fine ha dato i suoi risultati. E ha vinto sulla politica siriana degli Usa e loro alleati.
In Siria, in questi mesi, si sono contrapposte due diverse strategie: la realpolitik della Russia contro l’incertezza