La politica estera italiana cambia passo: obiettivo Sahel e Golfo di Guinea

La politica estera dell’Italia è orientata a bilanciare il ruolo della Francia nella direttrice africana Sahel e Golfo di Guinea.

La politica estera italiana vuole impegnarsi di più e aumentare il proprio ruolo nell’Africa sub-sahariana, controbilanciando l’influenza francese nella grande regione che dal Sahel arriva al Golfo di Guinea. Una prospettiva che rovescia l’assetto geopolitico regionale.

Le ambizioni future dell’Italia sono state illustrate il 25 giugno alle commissioni parlamentari riunite esteri e difesa dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e da quello della Difesa Lorenzo Guerini. Lo riporta l’agenzia stampa Nova sul proprio portale web.

A tal fine l’Italia, spiegano i ministri, sta già impiegando le sue forze armate nella task force internazionale Takouba, guidata dai francesi. La missione Takouba, che nel linguaggio Tuareg significa “spada”, è stata annunciata a marzo 2020 dal presidente francese Emmanuel Macron. Il capo dell’Eliseo ha incontrato il premier italiano Giuseppe Conte a margine di un summit a Napoli lo scorso marzo dove è stata definita la partecipazione italiana. Circa 200 militari italiani saranno parte della task force. La novità è che entro l’estate saranno dispiegati nella regione sub-sahariana del Sahel. E a primavera 2021 saranno a regime e autonomi.


Il documento del Consiglio dei Ministri sulla partecipazione italiana a ulteriori missioni militari


Di Maio e Guerini hanno spiegato meglio il ruolo italiano nella missione in Sahel e nel Golfo di Guinea.

L’Italia nel Sahel

Obiettivo prioritario per l’Italia è quello di contrastare la minaccia terroristica nell’area sub-sahariana che “ha acquistato – ha spiegato Di Maio- un’importanza strategica crescente per l’Italia”. Roma gioca tutto sulla stabilità dei Paesi della regione (Mauritania, Mali, Niger, Burkina Faso e Ciad) come garanzia per il controllo dei flussi migratori verso il Mediterraneo e l’Europa. Il terrorismo jihadista presente in questa regione indebolisce questi Stati. E rende difficile il presidio e controllo del territorio, facilitando i trafficanti di uomini e il passaggio di popoli in fuga.

La strategia della politica estera italiana non passa soltanto dall’invio di forze armate. La Farnesina ha anche aperto due ambasciate, in Burkina Faso e Niger. A breve ne sarà istituita una anche in Mali. Il governo italiano punta a potenziare i rapporti con i governi per migliorare il clima delle relazioni e facilitare la cooperazione politica e militare. L’Italia partecipa anche all’Alleanza per il Sahel, un’iniziativa lanciata da Francia e Germania nel 2017 con l’intento di promuovere lo sviluppo sostenibile, la sicurezza e la difesa nei Paesi sub-sahariani. A questo proposito, il governo italiano ha stipulato accordi di cooperazione nell’ambito della Difesa con il Niger, il Ciad e il Burkina Faso.

Quale sarà il lavoro dei soldati italiani nel Sahel? Lo ha spiegato alle commissioni parlamentari Lorenzo Guerini. Il ministro della Difesa ha specificato che i nostri militari addestreranno, assisteranno e supporteranno le forze armate di sicurezza dei paesi dell’area con lo scopo di contrastare il terrorismo e le analoghe minacce alla sicurezza.

La parola d’ordine della diplomazia e politica estera italiana è quindi quella di far uscire dalla destabilizzazione una regione ampia che va dalle coste del Mediterraneo fino al Golfo di Guinea. E soprattutto, lo ha dichiarato il ministro Guerini secondo quanto riporta l’agenzia Nova, l’Italia persegue un bilanciamento dei ruoli rispetto a Parigi che finora ha stabilito le strategie di sicurezza di tutta la regione africana subsahariana.

L’Italia nel Golfo di Guinea

Le forze italiane saranno anche impiegate nel Golfo di Guinea. La Marina Militare sarà presente per sorvegliare il Golfo. La decisione è al vaglio del Parlamento. La missione serve, secondo i ministri, a tutelare gli interessi strategici italiani nell’area contigua a quella del Sahel. In particolare, unità della Marina Militare saranno utilizzate per tutelare gli interessi commerciali e energetici italiani. Sono presenti nel Golfo di Guinea diverse imprese italiane (come il ruolo dell’Eni per esempio n.d.r.). L’impegno della Marina italiana sarà anche di supporto a attività di capacity building degli Stati rivieraschi. “Collaboriamo di concerto con altri partner europei anche nell’ambito della Eu Global Maritime Strategy, e del discendente progetto pilota di Presenza Marittima Coordinata, che costituisce un’eccellente opportunità di dialogo e cooperazione in un’area che assumerà in futuro una connotazione ed un rilievo strategico sempre maggiori”, ha detto Guerini.

L’Italia prova quindi a cambiare il passo della sua politica estera, superando i confini tradizionali e adeguandosi ai nuovi interessi nazionali che il mondo attuale impone. Come quello del fenomeno migratorio che va fermato nella regione subsahariana o quello di supporto alle attività energetiche e commerciali nell’Africa occidentale. Un cambio di passo che la porterà a entrare in competizione con altri Paesi, Francia prima di tutto. E’ qui che dovrà intervenire e giocare il suo ruolo l’Unione Europea.

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