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La politica estera dell’India di Modi guarda a est

La politica estera dell'India di Modi guarda a est

Nuova Delhi mette in campo la diplomazia della Ostpolitik. La politica estera dell’India si rivolge a oriente, isolando il Pakistan e minacciando la Cina.

Nerenda Modi, premier indiano rieletto un mese fa, ha elaborato le linee della politica estera dell’India per i prossimi anni. L’obiettivo del suo secondo mandato sarà di consolidare gli interessi di Nuova Delhi nella regione asiatica del Pacifico. Il gigante dell’Asia minore dunque rivolgerà il suo sguardo al sud-est asiatico, mettendo all’angolo il suo vicino a ovest, e storico nemico, Pakistan e invadendo il campo d’azione della Cina sempre più presente nella regione.

La nuova ostpolitik del governo Modi è impressa nelle immagini della cerimonia di insediamento del premier dopo la vittoria elettorale. C’erano presenti i leader di Myammar, (l’ex-Birmania), Bangladesh, Nepal, Sri Lanka, Thailandia e Butan. Tutti questi paesi sono parti del Bimstec, l’iniziativa regionale per la cooperazione economica e tecnica multisettoriale nella Baia del Bengala. L’area economica riguarda un mercato appetibile di 1 miliardo e 500 milioni di persone, pari al 21% della popolazione mondiale e un Pil complessivo di 2,7 miliardi di dollari. Secondo uno studio dell’Unione delle Camere di Commercio indiane, l’area Bimstec ha un potenziale di investimenti pari a 250 miliardi di dollari nel futuro prossimo. Il grande escluso tra questi Stati presenti alla cerimonia è il Pakistan.

Perché la politica estera dell’India si sposta a est

A Nuova Delhi sanno bene che le possibilità di una cooperazione politico-economica regionale a occidente è molto difficile. L’Afghanistan vive da oltre vent’anni una guerra civile e un’instabilità continua. L’Iran è al centro delle tensioni della regione del Golfo e i venti di crisi con gli Stati Uniti soffiano forti. Con il Pakistan la tensione e il clima da guerra fredda hanno fatto sfiorare più volte il conflitto nella regione contesa del Kashmir. In questa cornice è facile capire perché Nuova Delhi guarda con sempre più interesse a est.

In particolare, la ostpolitik indiana rivolge il suo sguardo al Bangladesh. Il Paese ha un potenziale enorme. Nonostante il livello di corruzione che indebolisce la sua democrazia e la crescita demografica a ritmi elevati, ha dati macroeconomici molto positivi e riserve di denaro superiori a quelle del Pakistan. Tanto che molti parlano del Bangladesh come prossima tigre asiatica. Con Myanmar e la Thailandia, l’India condivide il grande progetto di realizzare un’autostrada che attraversa le sue regioni nordorientali collegandole ai due Paesi. Ma il progetto soprattutto potenzia il senso di sicurezza dell’India. Perché Myanmar e Thailandia, insieme al Bangladesh, sostengono il governo di Modi nella sua lotta contro i movimenti separatisti che agiscono lungo la frontiera. La geostrategia indiana contrasta però con la nuova Via della Seta cinese perché tutti i membri del Bimstec hanno aderito anche al progetto cinese (a esclusione del Butan). Una situazione che può portare a innalzare la crisi tra Pechino e Nuova Delhi.

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