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La Francia spaccata dai gilet gialli

Francia spaccata dai gilet gialli

Francia spaccata dai gilet gialli

Si parla tanto dei gilet gialli e delle loro rivendicazioni, ma sappiamo veramente chi sono e che cosa vogliono?

Si perché le rivendicazioni dei gilet gialli non sono così semplici come ci vengono descritte; senza contare che sono tante le cose che il governo francese cerca di nascondere per impedire che la protesta dilaghi ancora di più.   

Le proteste in campagna si scaldano facilmente, e sono anche le più violente, perché sono proprio gli agricoltori che rischiano di pagare il prezzo più alto. La Francia rurale, quella dedita alla pastorizia e all’allevamento, si è vista venire addosso una marea di tasse che non può e non vuole pagare.

La Francia rurale, quella che si basa sul duro lavoro degli agricoltori, che non hanno vacanze, si sente tradita ed ingannata da Macron e dalle istituzioni europee; nessuno ha capito che con le nuove regole l’agricoltura muore. Se già adesso il settore è piegato da una crisi molto dura, con le nuove regole europee e l’introduzione sul mercato di tanti prodotti extra europei senza dazio rischiano di dare il colpo di grazia all’intero settore.

Ecco perché i gilet gialli questa volta non vogliono rinunciare alle proteste, e la loro voce si fa  sentire.

Le proteste in città sono leggermente diverse, ma le rivendicazioni sono sempre le stesse. Anche tra chi protesta in città c’è una voglia di riscatto sociale, di ripartenza e di equità; li stipendi non sono adeguati al costo delle vita e spesso non servono nemmeno per arrivare a fine mese.

Più poveri e più tristi, si sentono così i francesi di città e le nuove tasse volute fortemente dal governo Macron di certo non aiutano, anzi.

Hanno invaso tutto i manifestanti anti Macron, negozi e centri commerciali in primis, per portare in primo piano quella che per loro è una richiesta giusta; vogliono più soldi per poter dare nuovo slancio alla loro vita, per potersi di nuovo permettere delle vacanze e dei giochi per i loro bambini, per tornare a condurre una vita come quella che avevano prima della crisi. E va bene che i tempi non sono pronti per tante loro richieste, ma adesso è ora di fare sentire la propria voce, costi quello che costi.

Sia che vivano in campagna, sia che vivano in città i francesi hanno capito che non possono più stare in silenzio, che non possono più subire in silenzio; vogliono essere ascoltati adesso, subito perché altrimenti il tenore della protesta si alzerà e il governo rischia di rimanere schiacciato. Sottovalutare la protesta rimane una delle grandi colpe del governo Macron, perché non si può fare finta di niente, stavolta in gioco c’è molto di più, e la rabbia del popolo francese non si affievolisce ma si rafforza sempre di più.

Intanto Macron continua a calare nei sondaggi, una vera catastrofe per lui, e gli elettori lo stanno pian piano abbandonando. Dal 58% il Presidente è arrivato al 27%, ma potrebbe scendere ancora; molti francesi pensano che Macron sia un Presidente solo per ricchi, né simpatico né vicino alla gente ed il barometro per lui segna aria molto turbolenta.

Valeria Fraquelli

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