La crisi del gas tra Grecia e Turchia nel Mediterraneo orientale

Alta tensione tra Grecia e Turchia per lo sfruttamento dei giacimenti di gas nel Mediterraneo orientale. Nella crisi si inserisce la Francia che invia navi militari.

Ankara e Atene rivendicano i diritti di sfruttamento dei ricchi giacimenti di gas e litigano per la zona economica esclusiva nel Mediterraneo orientale. La tensione tra i due Paesi si è alzata al livello da fare intervenire l’Unione Europea su richiesta della Grecia. Il suo premier, Kyriakos Mitsotakis, considera le perlustrazioni navali turche come violazioni della sovranità territoriale greca e ha espresso le sue preoccupazioni ai leader europei.


I 5 punti della crisi del gas tra Grecia e Turchia

  • Grecia e Turchia sono Paesi membri della Nato. Entrambe rivendicano i diritti sulle riserve energetiche nel Mediterraneo orientale.
  • La regione del Mediterraneo orientale comprende Stati e territori di Grecia, Turchia, Cipro, Siria, Libano, Giordania, Israele, Palestina, Egitto e Libia.
  • Il 10 agosto la Turchia ha inviato una nave da ricognizione, scortata da navi militari, per realizzare ricerche geologiche nelle acque del Mediterraneo orientale sulle quali c’è una disputa di giurisdizione tra Ankara e Atene.
  • Atene ha più volte chiesto al governo turco di fermare le attività di ricerca. A inizio agosto c’è stata pure una collisione tra due fregate di Turchia e Grecia.
  • La Turchia ha detto che non rinuncerà a far valere i suoi diritti.

Il batti e ribatti franco-turco

Il premier greco ha trovato una sponda nel presidente francese Emmanuel Macron, che ha inviato navi militari nelle acque del Mediterraneo orientale. La Francia non demorde e, come ha già fatto in Libia, è sempre alla ricerca dell’affermazione della sua leadership e egemonia nel Mediterraneo.

L’intraprendenza del presidente francese non è piaciuta alla sua controparte turca, Recep, Tayyp Erdogan, che ha attaccato verbalmente l’inquilino dell’Eliseo, ironizzando anche sulla sua visita a Beirut pochi giorni dopo l’esplosione al deposito di esplosivi nel porto della capitale libanese.

Erdogan ha espresso la sua volontà a trovare una soluzione politica alla crisi del gas, pur ribadendo di volere difendere i diritti turchi senza se e senza ma.


Il contesto internazionale

In realtà, la crisi del gas greco-turca è molto più ampia. Perché si innesta in un groviglio di relazioni e equilibri che coinvolgono Paesi europei e mediorientali. In questo caso, nella regione del Mediterraneo orientale, si contrappongono interessi e ambizioni di Stati come Israele, Libano, Egitto, Cipro, Grecia e Turchia, oltre in parte alla Libia. Ciascuno di questi ha spesso alle spalle altre potenze regionali, come Arabia Saudita, Russia, Qatar e Emirati. Inoltre, si giocano le partite energetiche tra i giganti dello sfruttamento di risorse naturali. Nel Mediterraneo orientale, per esempio, è operativa sui giacimenti di gas la francese Total (che spiega l’intraprendenza di Macron) consociata con l’Eni e la russa Novatek. Ma sono presenti anche altre compagnie europee e americane.

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