di Valeria Fraquelli. Cosa succede tra Israele e striscia di Gaza? Il ritorno della crisi dopo un periodo di calma apparente.
La striscia di Gaza è sempre stata molto turbolenta e in molti casi si sono scatenati dei conflitti presto degenerati in veri e propri massacri costati la vita a moltissimi civili. Negli ultimi tempi la striscia di Gaza è tornata ad infiammarsi dopo un periodo di tregua e assistiamo di nuovo a scene di guerra e un fitto lancio di razzi sta oscurando il cielo.
Ma come è possibile che si sia arrivati nuovamente a questo punto?
Il raid israeliano
Qualche giorno fa il governo israeliano si è impegnato in una vasta campagna antiterrorismo che lo ha visto protagonista anche in territorio palestinese. Ripetuti raid si sono succeduti con una precisione molto accurata ed hanno preso di mira tutto ciò che nelle mani dei terroristi avrebbe potuto diventare molto pericoloso; sono stati attaccati depositi di armi e munizioni, le presunte entrate dei bunker sotterranei che i terroristi usano per nascondersi, le case dei principali capi terroristi e le sale dove i jihadisti tengono le loro riunioni.
Per Israele questa operazione è stata un vero e proprio successo mentre per i palestinesi i raid sono stati una vera e propria carneficina che non ha tenuto conto della presenza di donne e bambini, anziani e uomini. Per i palestinesi l’uccisione di civili è un affronto che non poteva restare impunito ed è quindi cominciato un fitto lancio di razzi in territorio israeliano.
I covi della jihad
Se gli israeliani accusano i palestinesi di ospitare sul loro territorio alcuni importanti covi terroristici e di aiutare gli jihadisti a nascondersi invece di combatterli, i palestinesi dicono che questo non è vero, che si tratta solo di un’invenzione israeliana per colpire il popolo palestinese.
“Il vero obiettivo è alzare il livello della tensione con l’intento di creare una pressione costante su Tel Aviv, minacciata su tutti i confini da attori-proxy iraniani come Hezbollah in Libano e le truppe siriane del presidente Bashar al Assad sulla alture del Golan. Quanto ad Hamas in termini politici, potrebbe considerare l’uccisione di Abu al Ata non del tutto negativa” spiega Giuseppe Dentice, esperto ISPI, ricordando che “nella lotta per la legittimazione agli occhi dei palestinesi, la Jihad ha più volte alzato il tiro minacciando una nuova guerra contro Israele che Hamas, almeno per ora, non sembra volere, perché non porterebbe alcun vantaggio concreto. Da oggi la Jihad ha il suo martire e Hamas la presa più salda sul potere”.
Le interferenze iraniane
L’Iran da sempre ha molteplici interessi nell’area mediorientale e ha tutto il suo vantaggio che tra Israele e Palestina ci sia sempre un clima di tensione che porta i rapporti ai minimi termini.
Attualmente l’Iran sta disperatamente cercando nuovi sbocchi commerciali dopo il fallimento dell’accordo con le principali potenze occidentali. L’Iran sta usando la Palestina per i suoi affari in Medio Oriente e lavora per ampliare la sua area d’influenza e allo stesso tempo per ottenere armi e sbocchi commerciali che evitino le sanzioni.
I movimenti politici jihadisti
Nella striscia di Gaza esistono tanti partiti politici dichiaratamente jihadisti, che sperano in una sconfitta definitiva di Israele e la sua completa distruzione.
La parte armata di Hamas infatti non è l’unica ad avere lanciato razzi dalla striscia di Gaza verso il territorio di Israele negli ultimi giorni. Tra gli altri gruppi che hanno condotto attacchi c’è il Movimento per il Jihad Islamico in Palestina, sospettato di terrorismo da Stati Uniti, Unione Europea e altri Paesi occidentali. Si tratta di gruppi molto più radicali rispetto a quelli armati di Hamas, di solito interessati solo alla violenza e all’eliminazione di Israele.
La vita degli abitanti di Gaza
Infine non bisogna dimenticare che la popolazione di Gaza vive in condizioni disperate, manca tutto e i beni di prima necessità come ad esempio cibo e medicinali sono strettamente razionati e quasi impossibili da ottenere per il popolo palestinese. Molto spesso questi beni si trovano al mercato nero ed hanno dei prezzi davvero irraggiungibili per una popolazione molto povera come è quella palestinese.
Ecco allora che rabbia e frustrazione avvelenano una situazione già di per sé molto precaria e portano molti alla radicalizzazione e all’attacco di tutto ciò che è israeliano.