Si chiama Banca Asiatica per gli Investimenti e le Infrastrutture (Baii) ed è promossa dalla Cina con altri 57 stati fondatori, tra i quali ci sono economie tra le più ricche (Regno Unito o Germania) e tra le più povere (come il Laos o la Cambogia). Anche Italia e Francia figurano nella lista dei Paesi fondatori. Sorprendente la scelta cinese di ammettere la Norvegia, invisa a Pechino dopo l’assegnazione del premio Nobel per la pace a Liu Xiaobo nel 2010. L’unico aspirante rifiutato dalla Cina è stato Taiwan, che i cinesi non hanno mai riconosciuto perché considerata parte della Cina. Grandi assenti gli Stati Uniti e il Giappone che hanno voluto restare fuori dall’istituzione bancaria che punterà, con un capitale iniziale di 50.000 milioni di dollari a finanziare i progetti di infrastrutture in Asia. Washington si è espressa contro la nuova Banca perché la vede come rivale con altre istituzioni simili che sono sotto il controllo però della Casa Bianca. Come la Banca Mondiale o la Banca Asiatica per lo Sviluppo. Ora, definito il board, comincia il lavoro di definizione dello statuto costitutivo e delle norme di funzionamento dell’istituzione bancaria.
L’ha ribloggato su Alter Ego.