Nessuno se lo aspettava. Tanto meno i sondaggi e gli exit poll. I primi davano in avanti il centro sinistra, i secondi hanno continuato a parlare di testa a testa per tutta la notte. Il risveglio invece ha mostrato un volto diverso rivelando agli israeliani che il Likud, e il suo premier, avevano vinto ancora. Aggiudicandosi 29 dei seggi della Knesset rispetto ai 24 dell’Unione Sionista. Ora alleandosi con le forze conservatrici e con il partito di centro, Netanyahu dovrebbe raggiungere i 60 seggi. Fredda la reazione della Casa Bianca che si è limitata a un semplice messaggio di congratulazioni. Significativo il silenzio di Barack Obama.
Ma come ha reagito la componente araba all’affermazione del Likud? Innanzitutto il partito arabo ha riportato un buon successo con Terzi, con 14 seggi e tutti i partiti arabi, uniti per la prima volta in un’unica lista.
L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) ha commentato con durezza e preoccupazione la vittoria di Netanyahu: Israele “ha scelto la via dell’occupazione e della colonizzazione e non del negoziato e del collaborazione”, ha dichiarato Yasser Abed Rabbo, segretario generale dell’Olp. Chiaro il riferimento alle ultime dichiarazioni in campagna elettorale di Netanyahu, che ha promesso che non si farà nessuno stato palestinese in caso di sua vittoria e che per il suo ultimo comizio ha scelto un luogo simbolico come Har Homa, uno degli insediamenti più contestati non solo dai palestinesi, ma da gran parte della Comunità internazionale. Durissimo il commento di Hamas: “Terroristi Netanyahu e chi lo ha votato”, ha detto Izzat al-Rishq, esponente di Hamas. “La vittoria di Benjamin Netanyahu indica che la società sionista tende sempre più verso l’estremismo”, ha detto Rishq, prevedendo un “prossimo collasso del cosiddetto ‘processo di pace’ alla luce della vittoria di Netanyahu”. Questo “confermerà che la resistenza in tutte le sue forme, prima fra tutte quella armata, è il metodo giusto”, aggiunge Rishq, sottolineando che Hamas “va avanti con il suo progetto di resistenza, a prescindere dal terrorista che guiderà il governo d’occupazione”. Secondo l’esponente del movimento, dalle elezioni israeliane “non scaturiscono altro che attacchi e crimini. I leader dello Stato ebraico – sottolinea – costruiscono sempre il loro futuro politico sui crimini contro il nostro popolo, la nostra terra e i nostri simboli sacri”.